«In occasione del convegno, promosso
dall’Associazione dei nuovi Castelli Romani, sul tema
‘Michelangelo’ nel 450.mo Anniversario della morte, con
l’Esposizione delle opere pittoriche del Maestro Francesco
Guadagnuolo, il Santo Padre rivolge il Suo Saluto agli organizzatori
e a tutti i partecipanti e, mentre auspica che l’arte pittorica,
attraverso la contemplazione della via della Bellezza accresca la
Fede per una sempre più generosa testimonianza Cristiana, volentieri
imparte l’implorata Benedizione Apostolica. (Dal Vaticano, 19
settembre 2015, Cardinale Pietro Parolin Segretario di Stato di Sua
Santità)».
Questo è il saluto di Papa Francesco letto
all’inaugurazione dell’VIII Evento-Mostra con l’Esposizione
delle opere di Francesco Guadagnuolo dedicate a Michelangelo e con la
presentazione di cinque opere che ritraggono Papa Francesco che
l’Artista Guadagnuolo ha realizzato nei due anni e mezzo di
Pontificato.
Con l’autorevole presenza del
Cardinale Angelo Comastri, Presidente della Fabbrica di San Pietro,
il quale ha parlato di Michelangelo, facendo vedere una vera
rivelazione, un’inedita lettera autografa del grande artista che
sollecitava i Deputati della Fabbrica affinché pagassero Pietro
Luigi Gaeta, suo uomo di fiducia - 18 febbraio 1562.
L’evento-mostra inaugurato il 19
settembre 2015 è organizzato dall’Associazione dei Nuovi Castelli
Romani, presieduta da Ettore Pompili, in collaborazione con la Chiesa
Pontificia San Tommaso da Villanova e con il Patrocinio degli Enti
Territoriali dei Castelli Romani, della Regione Lazio e del Sovrano
Militare Ordine di Malta rappresentato da S.E. il Gran Priore di Roma
Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto. Presenti
all’evento importanti esponenti istituzionali e autorità religiose
e militari tra cui: Michele Baldi-Capogruppo della Lista Civica
Nicola Zingaretti al Consiglio Regionale del Lazio, Milvia
Monachesi-Sindaco di Castel Gandolfo, Alberto Bertucci-Sindaco di
Nemi, e Pasquale Boccia-Sindaco di Rocca di Papa, Sandro
Caracci-Commissario del Parco dei Castelli Romani. La manifestazione,
è voluta essere anche un momento di riflessione sotto lo stimolo di
Michelangelo - convinto che il marmo contenesse in sé, in potenza,
una ricchezza estetica tutta da attuare - affinché ciascuno possa
meditare sulla forza e la bellezza contenute nel creato e affidate
all’espressione tecnico-artistica umana, come ricorda anche
l’Enciclica di Papa Francesco.
Nel suo
intervento il Maestro Francesco Guadagnuolo ha detto: «Da "I
Prigioni" alle Madonne, con dialogo michelangiolesco e
reinterpretazione originale, ho cercato di celebrare Michelangelo, il
cui nome, com’è noto, proprio in Vaticano il Buonarroti ha
realizzato i grandiosi affreschi della Cappella Sistina, massimo
capolavoro pittorico di tutti i tempi. Dunque sotto lo stimolo di
Michelangelo, i Prigioni sono tra le più sublimi rivelazioni
artistiche e sono di attualità impressionanti, basti osservare il
prigione dove la testa sta ancora racchiusa nel blocco informe
marmoreo con i segni lasciati dallo scalpello, riesce a riportare
ancora più visibile la tragica tensione corporale. Si nota
l’inquietudine dell'uomo che sfoga tutta la sua profonda
vicissitudine esistenziale. Siamo davanti ad una consapevolezza
completa che pone nella più fedele portata il dramma dell'uomo. Ho
reso le tavole non certo copie dal marmo, ma ho trasformato e
interpretato le sculture facendole diventare opere pittoriche che
dialogano con le sculture michelangiolesche. Il tema dei Prigioni è
stato da me sentito nell’attualità, attinente all’oggi. Con il
mio segno ho inciso, scarnificato, la morfologia corporea rilevando
la sua essenza, il martirio vitale di chi è alla ricerca di una
risposta ai valori dell’essere. Ho cercato di indagare sotto le
esteriorità del vivente, per far comparire, attraverso la
scalfittura del segno la sostanza pittorica che indica veridicità ed
è per questo che le opere da me realizzate hanno carattere
filosofico-simbolico, di natura esistenziale, legate essenzialmente
ai “tormenti” della vita. Mentre disegnavo e dipingevo queste
opere, pensavo all’essere nel suo sviluppo vitale e nello stesso
tempo ad un’arte che ci riporta alla spiritualità. Ho scelto
quindi, un pensiero musicale a me congeniale, che tratta in
particolare del tema del destino e della necessità del suo
superamento. Si tratta di una filosofia tradotta in musica con le
note, sofferte, della Sinfonia di Ciajkovskij, detta La Patetica, che
pur schiacciando il destino di ogni uomo, appare, sparisce
e ritorna come in queste tavole dalle forme sfuggenti”. È qui il
patrimonio dell’arte che colpisce in misura diversa l’emotività
delle persone, consentendo attraverso immagine, parola e suono, a ciò
che dapprincipio non era esprimibile, rendendo così più
sopportabile i tormenti interiori della vita.
Basti osservare la tavola “Il
prigione morente” in cui viene resa la sfinitezza umana grazie a
quella pennellata che fluisce e percorre il corpo abbandonato. Così
nelle altre tavole il “Prigione Ribelle” “Prigione Atlante”,
“Prigione Giovane”, “Prigione Barbuto” o “Prigione che si
ridesta” la linea fluida crea contrasti tra potenza ed energia
nella sintesi della pennellata veloce. Inoltre i contrasti
luministici si possono vedere nelle altre opere come: il “San
Matteo” “La Madonna della Scala”, “La Madonna Medicea”,
“Il Tondo Taddei” o il “Crocifisso”, interpretate con colore
forte e scarno.
Quindi un incontro artistico con
Michelangelo, il grande genio del Rinascimento, di cui ho voluto
contrassegnare l’aspetto dialogante tra forma e informe, che in sé
custodisce la vita nella sua astrattezza metaforica tra segno e
colore che la evidenzia.
Ho eseguito con queste tavole, l’arco
della vita che noi tutti più o meno percorriamo nella buona o nella
cattiva sorte contro i peccati dell’umanità».
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