di Franco Presicci
Nella Sala Alessi di Palazzo Marino, il
7 maggio alle ore 10,00, si parlerà di Guido Le Noci,
l’indimenticabile gallerista che nel suo spazio di via Brera ospitò
tutti i nomi più rappresentativi dell’arte d’avanguardia non
solo italiana.
Amico di scrittori eminenti, come Dino
Buzzati; di critici consacrati; di poeti come Raffaele Carrieri e
Giuseppe Ungaretti (in una bella foto passeggiano sottobraccio in
Galleria); di Pierre Restany, teorico del Nouveau Rèalisme,
conosciuto nel ‘54; di Jean Fautrier, immortalato con lui in un uno
scatto di Ugo Mulas, e di tanti altri, tra cui i comaschi Figini,
Pollini, Terragni, ai quali era stato presentato da Oronzo Celiberti,
studioso di filosofia. Guido Le Noci riscoprì anche nuovi talenti,
lanciandoli nell’ambito europeo. Personaggio noto e apprezzato
ovunque, autorevole e prestigioso, amato da molti.
Un martinese illustre, Guido Le Noci, e
anche un protagonista eccellente della vita culturale milanese, tanto
da essere considerato tra quelli che hanno contribuito a far grande
la metropoli lombarda. Il critico Lucio Carluccio lo definì il
“mercante dell’insolito”, che attraversava sentieri da altri
evitati e affrontava con coraggio e determinazione imprese non
facili. Tenace, intelligente, battagliero, ma disponibile e generoso,
arrivò a Milano il 19 marzo del ’25; e a poco a poco, tra un
sacrificio e l’altro, tra ostacoli da superare, realizzò tutti i
suoi progetti.
Nella galleria Borromini, che aveva
aperto a Como (poi chiusa per volere del regime, che non gradiva
l’arte che proponeva), mise insieme Picasso, Utrillo ed altri
mostri sacri; ma la collettiva venne sfoltita per disposizione della
prefettura lariana, e perse Modigliani, e non solo, per
ragioni…politiche.
Il 17 dicembre del ’54 inaugurò
“Apollinaire” con una mostra di una ventina di artisti, da
Modigliani a Morandi, De Chirico, Savinio; e cominciò a guardare a
Parigi, che considerava la Mecca dell’arte. Fu il primo ad esporre
Fautrier in Italia, urlando a tutti il valore dell’artista. Restany
pubblicò il suo primo manifesto a Milano nel ’60, allestendo una
mostra in prima mondiale del gruppo all’Apollinaire. Con la
collaborazione della galleria di Le Noci e dello stesso Restany, che
a Milano celebrò il decennale del Nouveau Rèalisme, il Comune
organizzò mostre e manifestazioni importantissime alla Rotonda della
Besana. Guido incoraggiò Christo Javaceff, che in Australia aveva
impacchettato una baia, a ripetersi con i monumenti di Milano; ma
l’idea di mettere la camicia addirittura al Duomo suscitò
polemiche, scatenando anche Marco Valsecchi, l’inflessibile critico
del quotidiano “Il Giorno”. Allora Javaceff “rivestì” la
statua di Vittorio Emanuele a cavallo di fronte al tempio.
Figlio di uno dei più virtuosi
scalpellini di Martina Franca, a Milano il grande Guido Le Noci
s’impose anche in veste di editore. Preziosi i suoi tomi su Montale
e Quasimodo; i libri su Apollinaire e su Martina Franca, il cui testo
fu steso da Cesare Brandi, senese fondatore, nel ’39, dell’Istituto
centrale del restauro.
Le Noci ha lasciato il segno. A Brera
dovrebbero intestargli una strada. Ancora oggi c’è chi, passando
davanti allo stabile che ospitò la galleria più famosa, pensa alle
esposizioni che vi si susseguirono.
Io conservo gelosamente un libricino
dalla copertina rossa: “Le livre rouge de la Revolution Picturale”,
di Pierre Restany, edizioni Apollinaire – Milano. In uno spazio
bianco, uno scritto a mano di Le Noci: “I nemici di Restany sono
anche i miei nemici: li abbiamo sempre avuti contro sul cammino della
rivoluzione pittorica. Abbiamo vinto lo stesso. Viva Restany”. E la
data: Milano 1° Maggio 1968. Me lo regalò il 20 giugno 1969 con la
dedica “A Franco Presicci con amicizia e gratitudine dal suo Le
Noci”. Un onore, una gioia.
Nella Sala Alessi verrà ricordato
anche Paolo Grassi, che con Giorgio Strehler fondò nel ’47 il
Piccolo Teatro, dirigendolo per 25 anni; fu sovrintendente della
Scala dal ’72 al ‘77, e della Rai dal ’77 all’80: una
profonda cultura umanistica, “democratico a misura europea…aveva
mutuato dall’ambiente milanese la larghezza di vedute, il senso
dell’organizzazione, la laboriosità, il timbro europeo
dell’esistere e dell’operare…” (Michele Pizzigallo).
Carattere vigoroso, tenace nella realizzazione dei progetti,
signorile nei modi, era figlio di un martinese e legatissimo alla
città dei trulli e psicopompo del Festival della Valle d’Itria.
Nato a Milano il 30 ottobre 1919, morì a Londra il 14 marzo 1981
durante un intervento al cuore. A 62 anni. Nel ’79 era stato
nominato Patriae Decus di Martina, che gli deve tanto.
Nella stessa cerimonia verrà ricordata
anche la figura di Giacomo Giacobelli, che fu segretario generale al
Comune di Martina Franca, dove spostò la sede dell’Amministrazione
comunale dalla Società Artigiana a Palazzo Ducale, passando poi al
Comune di Milano dove ricoprì lo stesso incarico fino alla storica
data del 25 aprile del ’45 e, infine, al Comune di Bari, dove il
suo nome troneggia su una targa stradale.
Toccherà a Francesco Lenoci, docente
all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e
vicepresidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano,
oltre che diffusore appassionato dei valori della nostra terra,
ripercorrere la vita e l’attività di questi indimenticabili
personaggi martinesi del passato che hanno contribuito a far
diventare grande Milano; e lo farà alla sua maniera dotta e
brillante, ricollegando il passato al presente per meglio percorrere
la strada verso il futuro.
Francesco Lenoci relazionerà anche su
“Martina Franca e Milano: Moda - Cultura - Expo 2015, avendo al suo
fianco Ada Lucia De Cesaris, vice sindaco di Milano, Elio Michele
Greco, presidente della Fondazione Nuove Proposte di Martina Franca;
Giuseppe Mele, direttore generale del Comune di Taranto, Mariangela
Zaccaria, vice segretario generale vicario del Comune di Milano, la
giornalista Evelina Romanelli, Vito Pastore, direttore creativo di
John Sheep, Daniele Del Genio e Bruno Simeone, designer di Rossorame,
gli esponenti di varie biblioteche di Milano e provincia.
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