di lino Manocchia
Cinquantaquattro
anni or sono, più esattamente il 18 Novembre il mitico film BEN HUR vedeva la luce sullo schermo
del lussuoso cinema Lowes State di New York. Alla eccezionale serata erano
presenti il protagonista principale Charlton Heston ed un compatto stuolo
di divi giunti da Hollywood per il film ispirato dall’omonimo romanzo del
generale Lew Wallace, e
prodotto dalla Metro Goldwin
Mayer.
Heston, nato nell’Illinois, era da poco giunto
dall’Italia dove aveva trascorso diversi mesi per la preparazione e riprese del
film, imparando, abbastanza comprensibile, la nostra lingua.
Fu quella sera che
con Charlton ebbi una interessante conversazione grazie alla quale imparai vari
dettagli della produzione che vinse l’Oscar e un anno dopo venne presentata,
fuori concorso, al Festival di Cannes.
“E’ stato
indubbiamente il periodo più entusiasmante della mia vita che il tempo non
riuscirà a cancellare. Ritorno a casa, portando quanto di più bello, storico,
vivo l’Italia mi potesse donare. Ho lavorato come un forsennato – aggiunse
Heston -, mi bruciavano le mani ed I piedi ma in quei momenti non me ne
accorgevo. Sono ancora visibili i segni del lavoro, composto da giornate di
14-15 ore durante le quali imparavamo storia, usanze e tanti dettagli dell’amica
Italia che col suo valido apporto ha reso lo show più naturale e bello. Un lasso
di storia della grande Roma”.
L'indimenticabile scena della corsa delle bighe in "Ben
Hur"
Charlton, vuol dirmi qualcosa delle comparse, delle
bighe, delle Galee … del probabile pericolo
di incidenti, durante le riprese?
“Posso
dire che il regista William
Wyler ordinò l’applicazione di un set di “contac lens” regolari
onde evitare che durante la corsa i miei occhi fossero protetti da schegge,
polvere ed altro. Ma più grandioso era l’apparato generale composto da galee
romane che operavano in un lago artificiale allestito in Cinecittà, per le due
più importanti battaglie navali (di 55 m. l’uno) furono trovate in un Museo
nazionale, e grazie alla cooperazione di ricchi signori, potemmo far funzionare
la Villa di Quintus
Arrius, fornita di 45 fontane, che poi divenne luogo di turismo
ospitando oltre 25 mila nobili e turisti al termine dei lavori. Tutto colossale
degno di un grande film”
E quei magnifici
cavalli da dove spuntarono?
“Dalla Sicilia e
dalla Jugoslavia e trovammo ottimi allenatori che facilitarono il lavoro. Debbo
dire, senza tema di smentite, che l’Italia nel film Ben Hur ha “recitato” un
ruolo principale con Cinecittà, ed i luoghi e riferimenti dell’antica Roma, a
molti ignari. In una parola
potremmo considerare l’Italia come una ”madre putativa”, che ha retto con
coraggio, il massimo della produzione, di fronte alla Francia, Messico, Spagna e
Inghilterra. E’ stato come la vitamina per un figlio che faceva spendere molti
più dollari, considerando la situazione economica mondiale del momento, tanto da
costare 125 mila dollari per il solo smantellamento. E parlando di vitamine
- diceva Eston - il regista, alquanto impressionato dal ritmo lavorativo,
fece acquistare numerose fiale di Vitamina B Complex per iniezioni capaci di
rifocillare i più deboli. E mi creda, questa non è una battuta spiritosa, ma la
pura verità; come è vero che ho potuto imparare un po’ della dolce lingua madre
e apprezzare l’affetto espresso dalla sua gente”.
Il suo curriculum
annovera “La città nera” come il primo film (1950) della carriera. Soddisfatto
dei risultati sino ad oggi ottenuti?
“Charlton Heston
nella memorabile scena di Mosè che "apre" le acque del Mar Rosso ne I Dieci
Comandamenti
Come primo approccio
al cinematografo posso dirmi lieto del successo avuto da “Marco Antonio”, in tecnicolor, per
giungere al “masterpiece” della mia carriera ”I dieci comandamenti”, il cui incasso
iniziale, di 65 milioni di dollari, lo issarono in testa alla classifica dei
film più seguiti, ricevendo sette Accademy Award nomination. Io lavorai con
ardore anche per l’applaudito film “Il più grande spettacolo del
mondo” e poco dopo giunse
la mia magnifica fata con “I
dieci comandamenti” per i quali il regista
Cecil B De Mille
riteneva che io incarnavo la statua di Mosè del
Michelangelo”.
Per i suoi oltre
cento film girati, Heston venne premiato con il Golden Globe e l’Award come
miglior protagonista nel ruolo di Ramses, mentre il Presidente
George Bush gli
concedeva la Medaglia Presidenziale della Libertà.
Il nome di
Charlton Heston subì un
“rallenty” di successi quando nel 1998 l’attore, che possedeva una ricca dozzina
di differenti fucili, divenne presidente dell’Associazione NRA (National Rifle
Association, organizzazione che agisce in favore dei detentori di armi da fuoco
degli Stati Uniti; ndr) che oggi conta oltre
3 milioni di iscritti in possesso di armi da fuoco, e a rendere la sua vita più
penosa sopraggiunse il malaugurato morbo di Alzheimer che lo accompagnò sino
all’ottantanovesimo anno di esistenza. L’imponente attore dalla voce baritonale,
che ebbe una idilliaca giovinezza nel mondo della caccia e della pesca, il 5
aprile 2008 lasciò per sempre Lidia
Clarke, la consorte di 64 anni, alternati da diversi divorzi e
matrimoni, e venne cremato.
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