Palafitti alpini nel patrimonio Unesco

foto - PalafitticoliDecisione della 35a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale
riunita a Parigi dal 19 al 29 giugno 2011

Da oggi i “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” sono nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.


“Con le iscrizioni nella lista Unesco dei siti dell’Italia longobarda e dei siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino – dichiara il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan – il nostro Paese vede confermato un indiscusso primato, dovuto ad un patrimonio culturale e paesaggistico ricco e diffuso, frutto della millenaria interazione tra uomo e natura sul nostro territorio. Ringrazio per questo risultato l’amministrazione centrale e periferica del Ministero, che ha lavorato in stretta collaborazione con gli Enti Locali interessati. Ora è nostro dovere adoperarci per far sì che il coronamento di questo lavoro sia il punto di partenza per restituire visibilità a questo patrimonio”.

La serie dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino si estende sui territori di sei paesi, Svizzera Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia, e comprende una selezione di 111 villaggi palafitticoli ritenuti i più interessanti tra i circa 1000 siti noti. Il sito seriale è composto dai resti di insediamenti preistorici databili fra il 5000 e il 500 a.C. Si tratta di siti spondali ubicati sulle rive di laghi o di fiumi oppure in torbiere che hanno consentito un’eccellente conservazione dei materiali organici.
Grazie alla notevole quantità ed importanza dei risultati scientifici, le palafitte restituiscono un’immagine precisa e dettagliata del mondo della prime comunità agricole in Europa, in particolare della vita quotidiana, delle pratiche agricole, dell’allevamento degli animali domestici e delle innovazioni tecnologiche. L’arco temporale di 4000 anni, coperto dalla serie, coincide con una delle fasi più importanti della storia recente dell’umanità: la nascita delle società moderne. Oggi, grazie alla dendrocronologia (datazione per mezzo degli anelli di accrescimento degli alberi) possiamo datare con precisione gli elementi architettonici in legno consentendo di analizzare in dettaglio l’organizzazione spaziale interna dei villaggi preistorici lungo un ampio arco cronologico. I siti palafitticoli sono le migliori fonti archeologiche di cui al momento si dispone per conoscere le culture preistoriche.
I Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino godono della tutela legale conforme ai sistemi giuridici in vigore nei singoli paesi. I diversi sistemi di tutela nazionali sono integrati ad un sistema di gestione internazionale per mezzo di un gruppo di coordinamento già formato sulla base di un protocollo d’intesa siglato fra tutti gli Stati membri. Gli obiettivi comuni sono indicati in un piano di gestione realizzato e traducibile in progetti concreti a livello internazionale, nazionale, regionale e locale.
Per l’Italia, che partecipa alla candidatura seriale transnazionale, è il 47° sito della Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Le 19 aree archeologiche selezionate sul territorio italiano sono dislocate in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Sono italiane le più antiche strutture palafitticole dell’area alpina, risalenti all’inizio del Neolitico, rinvenute sul lago di Varese, datate a ca. 5000 a.C. Il fenomeno si intensifica, tuttavia, durante l’Antica e la Media età del Bronzo (2200-1400 a.C.) per concludersi verso la fine del II millennio a.C. La maggiore concentrazione di palafitte è localizzata nella regione del lago di Garda, dove sono noti più di 30 abitati dislocati sia sulle sponde del lago, sia nei bacini inframorenici. Villaggi palafitticoli sono stati rinvenuti anche nei piccoli laghi alpini del Trentino e nei bacini del Piemonte. Insediamenti palafitticoli sono noti anche nella Pianura Padana nella fascia delle risorgive o lungo i fiumi, anche nella fascia pedemontana del Friuli.
La candidatura e l’impegnativa procedura tecnico-amministrativa è stata condotta per gran parte dalle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, e dalla Soprintendenza archeologica della Provincia autonoma di Trento, insieme con il gruppo italiano di esperti, con il coordinamento dell’ Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO del Segretariato Generale, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, unitamente agli uffici delle Direzioni Regionali del MiBAC, e a tutte le amministrazioni territoriali, regioni, province, comuni, che hanno il compito di proteggere e valorizzare questi luoghi eccezionali. In quanto sito transnazionale il dossier è stato firmato dagli ambasciatori delle Rappresentanze permanenti dei sei Paesi presso l’UNESCO a Parigi.
L’importante riconoscimento dell’UNESCO suggella una lunga attività di collaborazione transnazionale fra i sei Paesi coinvolti, durante il quale si è instaurato un clima di incontro e condivisione che è andato al di là degli impegni istituzionali, contribuendo ad instaurare un effettivo rapporto di collaborazione nel settore specifico, efficace e fattivo.
L’iscrizione rappresenta il momento più alto del percorso di candidatura, ma costituisce anche una ulteriore e rinnovata spinta per la delicata fase di mantenimento dell’elevato standard raggiunto, nonché un’occasione straordinaria di restituire visibilità ad un patrimonio così difficile da comunicare e trasmettere.

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