L'Aquila -Andrea Camilleri "il dialetto esprime il sentimento"

di Emanuela Medoro -
Quest’incontro era stato programmato dall’associazione “Volta la Carta” per il festival dell’editoria indipendente, tenutosi all'Aquila alla fine di maggio. Andrea Camilleri annullò allora il suo incontro, promettendo di venire in seguito. Ha mantenuto la promessa, ed ha incontrato gli aquilani presso l’auditorium della Guardia di Finanza, gremita, accolto da una ovazione in piedi, sentita e prolungata. Interlocutrice Tiziana Pasetti.



Per motivi di lavoro A. Camilleri frequentò L’Aquila prima del sisma, lavorò nel teatro ed ebbe rapporti di amicizia con molti aquilani, oggi non ha voluto rivedere il centro semidistrutto, preferisce ricordarla come era, e neppure ha voluto manifestare i suoi ricordi della città che fu, lasciandoli agli aquilani.

Aprendo squarci della sua vasta cultura e raffinata competenza letteraria, con spirito caustico e lucidità di pensiero ci ha illuminati su parecchi punti. Efficacissimo il suo modo di esprimersi, usa delle metafore ed immagini dense di significato, sintetiche ed esaurienti al contempo, un prezioso distillato di altissime capacità di rielaborazione, fantasia e saggezza. Esistono registrazioni e trascrizioni integrali della conversazione, tuttavia cerco di riportare per sommi capi i concetti espressi.

I temi emersi nell’incontro riguardano la specificità della cultura di provincia, da lui spiegata come un condensato non dispersivo delle caratteristiche di una popolazione che consente una migliore comprensione della natura umana, fenomeno simile in tutto il mondo, in Francia come in Sicilia. Da questo argomento il passo verso il rapporto lingua dialetti è breve, i dialetti la linfa che concorre a nutrire l’albero grande della lingua madre in un continuo movimento verso il centro. A. Camilleri, un autorità in materia, se pensiamo al luogo di nascita, vita, lavoro e modo di esprimersi del nostro amatissimo commissario, riporta a questo proposito un pensiero di Pirandello: di una data cosa il dialetto esprime il sentimento, della medesima la lingua esprime il concetto.

Il dialetto, ovvero la lingua che esprime i sentimenti, a questo proposito è bene riportare una osservazione di T. Pasetti, circa una notevole ripresa dell’uso del dialetto dopo il terremoto a L’Aquila, come un tentativo disperato di conservare con il solo mezzo a disposizione di tutti una identità culturale ed affettiva minacciata, semidistrutta da un avvenimento incontrollabile.

Entrando nella letteratura, A. Camilleri spiega che i testi fondamentali della sua formazione sono due: La Condizione Umana di A. Malreaux, un libro passato fra le maglie della censura fascista che lui lesse a 17 anni e gli consentì di scoprire che i comunisti erano gente come noi, scoperta fondamentale per il figlio di uno squadrista che aveva partecipato alla marcia su Roma. E La Storia della colonna Infame di A. Manzoni, che gli consentì di capire i nessi fra giustizia e potere politico, testo profondamente formativo.

Cita poi con molto spirito la lettera di scuse che lui scrisse ad A. Manzoni, quando un consiglio di classe di una scuola siciliana decise di sostituire la lettura de I Promessi Sposi con Il Birraio di Preston. La figura preferita de I Promessi Sposi? Cita alcuni personaggi, ma di don Abbondio precisa che rappresenta tre quarti d’Italia.

Bellissimo e veramente illuminante il suo modo di vedere la differenza fra scrittura in prosa e quella in poesia. La prima si muove in orizzontale, la seconda va come un razzo spaziale, raggiunge un’altitudine astrale in pochi secondi. Scrittura privilegio di pochissimi. Grazie per questo raggio di luce.

Una prolungata ovazione ha salutato lo scrittore al termine dell’incontro, tutti veramente grati ad uomo che ci dà tanta gioia ed un sorriso.

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