Grotte Romito (CS), scoperta archeologica

La Grotta del Romito, presso Papasidero, rappresenta uno dei siti in grotta più interessanti del Paleolitico italiano grazie anche agli scavi condotti da Paolo Graziosi, che hanno messo in luce alcune figure incise a carattere naturalistico (figure di bovidi) e astratto (segni lineari) nonchè alcune sepolture plurime.


La presenza all'interno di uno strato riferibile all'età Neolitica di grosse quantità di ossidiana ha fatto supporre che la grotta in quest'epoca venisse sfruttata come base intermedia per il commercio dell'ossidiana tra Tirreno e Ionio.

L'Istituto in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Calabria e il comune di Papasidero, ha curato il progetto e i lavori di sistemazione e allestimento del complesso.
''Mangiavano piuttosto la carne di capriolo o cinghiale'', dice il responsabile degli scavi archeologici. Dalla raffigurazione e da quanto ritrovato nell'area del Romito derivano indicazioni interessanti anche sul pascolo e sulle abitudini e ritualita' dell'uomo paleolitico. Alla scoperta del bos primigenius e' seguita, nelle campagne di scavo successive, il rinvenimento di sette sepolture, di cui due doppie. Questa circostanza dimostra che il bos era legato al rito funerario, sono state trovate corna di bue date come offerta in alcune sepolture.
''Il Romito -continua Fabio Martini- racconta la vita fino da 24mila fino a 9mila anni fa. Racconta la quotidianita', il modo di cacciare che era selettivo, ci permette di ricostruire anche i cambiamenti climatici e l'ambiente, com'e' cambiato sul Pollino che e' un altro aspetto interessante. E' questa l'importanza del Romito. Non soltanto il bos primigenius, ma una serie di informazioni su tutto il contesto del paleolitico''.

Gli esperti sono riusciti anche a risalire al dna antico di sette soggetti ritrovati nelle sepoltura, accertando un rapporto di parentela per almeno due di essi. Sono stati poi estrapolati elementi sulla struttura corporea, e stabilito che erano di origine orientale. A partire dal 2000, con le nuove metodologie, Martini ha iniziato a scavare anche all'esterno della grotta, dove sono stati trovati nuovi strati che all'interno non c'erano. ''Questo significa -spiega l'archeologo- che l'uomo non ha abbandonato la grotta, ma ha continuato ad abitarla anche 9mila anni fa e forse negli anni ancora piu' recenti.

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