Anche quest'anno, dalla chiesa di Cocullo San Domenico Abate, in coincidenza con la ricorrenza del 1° maggio, si è tenuta la festa dei Serpari, durante la quale si è celebrato il famoso rito dei serpari. Durante la messa nella chiesa del Santo, i fedeli hanno suonato la campanella con i denti, perchè vengano protetti dai mali che affliggono la bocca; l'usanza vuole che cospargano gli usci di casa di terra benedetta di una grotta, per difendersi dagli spiriti cattivi e in ultimo che si celebri il santo con i serpenti arrotolati intorno alla sua statua mentre viene trasportata a spalla.
La festa dei serpari è antica: nell'età romana era dedicato alla dea Angizia, protettrice dal morso della serpe. Una leggenda narra dice che il serparo con il suono del corno riusciva a rendere innocui i serpenti.
Successivamente il tiro pagano si fuse con il cattolicesimo e alla Dea Angizia si sostituì la figura di San Domenico, frate benedettino nato a Colfornaro di Foligno nel 951. Un santo dedito alla preghiera e all'eremitaggio, infatti costruì diversi eremi tra Abruzzo e Lazio. Sembra che la sua figura, seppure povera di informazioni, è ben caratterizzata dal fatto che protegga da molti tipi di disgrazie, oltre al morso del serpente, dalla febbre, dalla tempesta, odontalgie, cani, lupi.
Nei primi risvegli della natura i serpari, discendenti della antica figura sacra e professionale del “ciarallo” (colui che conosce le tecniche di cattura dei serpenti e la cura contro il veleno dei loro morsi), catturano i serpenti per il famoso rito.
La festa si conclude con la premiazione del serparo più produttivo.
Lo spirito della festa non risiede solo nel rito ma anche nella genuinità del paese e la sua gente; la semplicità e la disinvoltura con la quale le persone, soprattutto giovani, stabiliscono un contatto con i serpenti, animali di cui molti hanno sentimenti di repulsione, crea l'atmosfera giusta per trascorrere una giornata in allegria in un paese che ha molto da mostrare dalla storia all'architettura.
La festa dei serpari è antica: nell'età romana era dedicato alla dea Angizia, protettrice dal morso della serpe. Una leggenda narra dice che il serparo con il suono del corno riusciva a rendere innocui i serpenti.
Successivamente il tiro pagano si fuse con il cattolicesimo e alla Dea Angizia si sostituì la figura di San Domenico, frate benedettino nato a Colfornaro di Foligno nel 951. Un santo dedito alla preghiera e all'eremitaggio, infatti costruì diversi eremi tra Abruzzo e Lazio. Sembra che la sua figura, seppure povera di informazioni, è ben caratterizzata dal fatto che protegga da molti tipi di disgrazie, oltre al morso del serpente, dalla febbre, dalla tempesta, odontalgie, cani, lupi.
Nei primi risvegli della natura i serpari, discendenti della antica figura sacra e professionale del “ciarallo” (colui che conosce le tecniche di cattura dei serpenti e la cura contro il veleno dei loro morsi), catturano i serpenti per il famoso rito.
La festa si conclude con la premiazione del serparo più produttivo.
Lo spirito della festa non risiede solo nel rito ma anche nella genuinità del paese e la sua gente; la semplicità e la disinvoltura con la quale le persone, soprattutto giovani, stabiliscono un contatto con i serpenti, animali di cui molti hanno sentimenti di repulsione, crea l'atmosfera giusta per trascorrere una giornata in allegria in un paese che ha molto da mostrare dalla storia all'architettura.
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