Bominaco è un paesino nella provincia dell'Aquila, chiamato anticamente Momenaco in riferimento all'insediamento benedettino del x sec. Uscendo a Bussi e continuando per Popoli, si trova l'indicazione per Pian di Navelli; su quella strada, piena di paesi antichi e meritevoli di fermata, ad un certo punto si trova l'incrocio per Bominaco.
Questo è un minuscolo paesino denso di storia medioevale e Benedettina, all'interno di questo piccolo centro urbano, si possono ammirare l'Oratorio di San Pellegrino, la chiesa di Santa Maria Assunta, il castello, la grotta di San Michele.
Questo è un minuscolo paesino denso di storia medioevale e Benedettina, all'interno di questo piccolo centro urbano, si possono ammirare l'Oratorio di San Pellegrino, la chiesa di Santa Maria Assunta, il castello, la grotta di San Michele.
La leggenda narra che nel III e IV sec d.c., San Pellegrino, ritornando dalla Siria, subì i martirio proprio in Bominaco. Successivamente ne VII sec, San Pellegrino apparve in sogno a Carlo Magno che risiedeva nei pressi della zona Aquilana, chiedendo di costruire un monastero in suo nome. E così fu.
In realtà, si pensa, che tutto cominciò dalle rovine di un tempio pagano, comune nelle storie delle chiese d'Abruzzo (vedi San Pietro ad oratorium), nacque, in prima età Cristiana, l'oratorio di San Pellegrino, intorno a quella che si pensa la sua tomba, e successivamente la chiesa di Santa Maria Assunta, appartenenti al complesso monastico appunto chiamato chiamato Momenaco (facente capo all'Abbazia di Farfa, nome del fiume sul quale è sorta la congrega benedettina cassinese, in provincia di Rieti, i cui possedimenti erano veramente immensi, per questo depositaria di privilegi e favori).
Le leggende sono imprecise; alcuni dicono che Carlo Magno fu solo ospite dell'Oratorio, altri che addirittura fu lui stesso volerne la costruzione; non si può escludere l'ipotesi di ampliamento del complesso di Momenaco in quanto Carlo Magno era parente del direttore dell'Abbazia di Farfa, Abate Sicardo, in più era compatibile con il programma di espansione dell'Imperatore.
Nel 1001 il monastero di Momenaco era protetto da Oderisio, figlio di Bernardo dei Conti di Valva. E nel 1093 venne donato proprio alla diocesi di Valva da Ugo di Gerberto; questo evento generò continue liti tra gli abati di Bominaco e i vescovi di Valva, a causa di scopi reconditi legati al potere e controllo sull'Abbazia imperiale di Farfa (Rieti).
Purtroppo il complesso del monastero ebbe vita sino al XV secolo perchè distrutto dalle lotte tra Angioni e Aragonesi per il possesso del regno di Napoli, il monastero fu completamente distrutto ed i monaci scapparono e si dispersero nell'attacco furioso di Braccio Fortebraccio da Montone (1423), famoso capitano di ventura, assoldato dalla Regina Giovanna II del regno di Napoli; da allora l’Abbazia di Farfa divenne di patronato laico.
Purtroppo il complesso del monastero ebbe vita sino al XV secolo perchè distrutto dalle lotte tra Angioni e Aragonesi per il possesso del regno di Napoli, il monastero fu completamente distrutto ed i monaci scapparono e si dispersero nell'attacco furioso di Braccio Fortebraccio da Montone (1423), famoso capitano di ventura, assoldato dalla Regina Giovanna II del regno di Napoli; da allora l’Abbazia di Farfa divenne di patronato laico.
Dalla distruzione si salvarono solo le chiese di S. Maria Assunta (ricostruita nel XI-XII secolo) e di S. Pellegrino, oratorio utilizzato dai monaci e ricostruito nel 1263 per volere dell’Abate Teodino.
L'oratorio, raffrescato e riedificato nel XIII sec, è il più interessante e rappresentativo del luogo.
Sconvolgenti sono tali affreschi che, a detta della guida, sono di tre frati sconosciuti che hanno dedicato la loro vita a terminare quello che si può definire un lavoro notevole; l'unica informazione che abbiamo sono tre appellativi: Maestro della passione, maestro miniaturista e maestro dell'infanzia. Appellativi legati agli affreschi che ci hanno lasciato.
Il maestro della Passione è colui che ha dipinto il gigantesco San Cristoforo in contro facciata, l’Entrata di Cristo a Gerusalemme, l’Incontro a Emmaus, la Deposizione dalla Croce, il Seppellimento, la Lavanda dei piedi, la Cattura di Cristo, la Flagellazione e la Cena. Il Maestro dell’Infanzia è l'autore della Visitazione e la Natività di Gesù.
L'oratorio è diviso in due zone questo perchè nella prima stanza potevano accedere i battezzati cattolici e nell'altra i catecumeni.
Nella prima stanza non mancano simboli più profondi che celano un sentimento di timore nei confronti di forze oscure. Forze oscure che alla fine si possono percepire come barlumi di tracce di paganità. Donne svestite vicino a serpenti che vengono bruciate; questi affreschi, ben conservati, li troviamo appena entriamo nell'oratorio.Nella seconda stanza troviamo l'affresco ad opera del Maestro miniaturista del calendario benedettino di grande impatto estetico, testimone dello stile figurativo dell'epoca che spesso appare anche nei antichi libri; esso scandisce le feste della diocesi di Valva (San Pelino a Corfinio).
Nella prima stanza non mancano simboli più profondi che celano un sentimento di timore nei confronti di forze oscure. Forze oscure che alla fine si possono percepire come barlumi di tracce di paganità. Donne svestite vicino a serpenti che vengono bruciate; questi affreschi, ben conservati, li troviamo appena entriamo nell'oratorio.Nella seconda stanza troviamo l'affresco ad opera del Maestro miniaturista del calendario benedettino di grande impatto estetico, testimone dello stile figurativo dell'epoca che spesso appare anche nei antichi libri; esso scandisce le feste della diocesi di Valva (San Pelino a Corfinio).
Nella seconda stanza dell'oratorio c'è l'altare al di sotto del quale si pensa sia seppellito San Pellegrino: la leggenda dice che ponendo l'orecchio in una insenatura dell'altare si odono i battiti del suo cuore.
La chiesa di Santa Maria Assunta (del 1180) appare diversa in quanto gli affreschi son andati tutti persi e comunque lo stile è romanico, forse il più rilevante abruzzese. Il candelabro, poggiato su un leone di pietra, ha un fusto a torciglione di grande delicatezza nonostante le dimensioni, che culmina con un capitello, rappresenta l'attrazione di maggior impatto della chiesa.
In ultimo, ma non certo per interesse spirituale, c'è la grotta di San Michele, dietro la chiesa di Santa Maria, in alto: la leggenda narra che San Michele Arcangelo, conosciuto anche come Sant'Angelo, culto di predilezione longobarda (di grande diffusione in Abruzzo) in quella grotta lottò contro il diavolo, Lucifero scacciato da Paradiso e confinato nelle viscere della terra. Le leggende intorno alle apparizioni dell'arcangelo sono innumerevoli e tra coloro che seguono con devozione San Michele, Bominaco è ha un posto di grande rilevanza, collegata con altri posti in Italia, come San Galgano, in cui c'è una spada nella roccia piantata da Galgano e un misterioso posto tra Roma e Viterbo, in cui c'è una pietra particolare con impresso un immagine.
In ultimo c'è il castello da visitare anche esso di rilevanza storica.
Commenti
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