La Casa-Studio “Giorgio Morandi” e
i Fienili del Campiaro proseguono l’attività di valorizzazione del territorio e
di promozione dell’arte contemporanea con la mostra Luigi
Ontani incontra Giorgio Morandi. CasaMondo, promossa dal Comune
di Grizzana Morandi e dall’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese.
Dopo Il Paesaggio
Necessario (2012, con opere di 12 artisti tra cui M.Bottarelli
, B. Benuzzi, M. Pulini, D. Manto, L. Baldassari, G. Pompili ), Un’Etica per
la Natura (2013, con opere di D. Monteleone, S. Zagni, E. Laraia, K.
Andersen. E. Frani) ), dopo le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario
della morte di Morandi (2014), scandite da diverse manifestazioni, tra cui la
mostra Galliani incontra Morandi (con opere di Omar Galliani) e la
pubblicazione del primo libro fotografico della Casa-Studio (Casa
Morandi, di Luciano Leonotti), Luigi Ontani irrompe in
ogni camera della Casa-Studio con una magia ceramica, nature extramorte
antropomorfe, che paradossalmente restituiscono la tridimensionalità agli
oggetti delle nature morte di Morandi, le quali vengono dirottate
su significati differenti dalla continua materializzazione del volto totemico di
Ontani, che presiede al loro attraversamento dello spazio e del tempo, nonché al
riconoscimento e alla religiosa conservazione di un sublime raggiungimento
dell’opera di Morandi, ossia l’osmosi tra sogno e realtà.
Create appositamente per le stanze
Morandi, le nature extramorte antropomorfe (nei nomi delle opere di
Ontani l’evocazione di Carroll, Joyce, Savinio, Palazzeschi…) si innestano nella
trama delle cose, dei colori, della luce; nel percorso sentimentale delle
stanze, della vita, di Giorgio, Anna, Dina, Maria Teresa Morandi.
Un “incontro”, tra Ontani e
Morandi, che procede sulla strada di ovvie diversità e di alcune analogie,
negli sguardi dei due Artisti, ad esempio, che individuano in un territorio o in
una sua parte assai significativa, il nucleo di un genius loci unico e
irripetibile ( per Morandi il mondo rurale e scabro di Grizzana con la sua luce
e colori, i suoi coltivi, i suoi edifici in sasso; per Ontani la Rocchetta
Mattei, rilucente di ceramiche e simbologie, bizzarra e affascinante
architettura esotica, eclettica, esoterica).
Oltre la Casa, a ospitare opere di
Ontani, e su Ontani, saranno anche i Fienili del Campiaro, che con essa formano
un insieme espositivo di raro interesse (i Fienili furono rappresentati
molteplici volte da Morandi). Mentre nel maggiore di questi edifici rurali
Ontani esporrà alcune mitiche erme e altre ceramiche create per l’occasione,
nel 2° Fienile andrà continuamente un video su Ontani di Massimiliano
Galliani girato in Romamor, il villino in cui l’Artista vive una
parte del suo tempo, con la sorella Tullia, fatto costruire assieme alla
Rocchetta dal conte Mattei per ospitare celebri pazienti, che si sottoponevano
all’elettroomeopatia, terapia adoperata ancor oggi diffusamente dalla medicina
indiana.
Una casa d’Artista fiabesca,
Romamor, che dai mobili, ai lampadari di Murano, alle ceramiche sui muri, alle
vetrate, insieme allo studio, e al vasto giardino che li contiene, dipana sotto
forma di serissimo gioco uno statuto zen meraviglioso e singolarissimo, mentre
prendono vita “coincidenze” mirabili, a partire dal nome del villino stesso,
davvero idoneo all’Artista che tra un viaggio e l’altro, tra l’India e Bali, ha
eletto Roma a propria dimora e città ideale (qui Ontani abita e ha studio in
quello che fu lo studio di Antonio Canova). Dunque nella mostra Luigi
Ontani incontra Giorgio Morandi, CasaMondo, affiora il senso di legami,
e significati, variegati e complessi, che si diramano dalla Casa Studio di
Giorgio Morandi, in cui gli oggetti della famiglia convivono da Giugno ad
Settembre 2015 con le nature extramorte di Ontani, alla casa di Ontani
Romamor, che, nata nel solco della cultura della Rocchetta Mattei, afferma oggi
l’appartenenza ad un frammento di genius loci ridivenuto sogno,
immaginario, arte della meraviglia.
Alcuni stralci dal testo di
Eleonora Frattarolo
Luigi Ontani, un leone dalla
criniera dorata
Luigi Ontani è un leone dalla
criniera dorata, definizione buddhista per colui che non ha niente di serbato e
niente di sprecato. Arriva nella Casa di Giorgio Morandi, in cui
prese vita una pittura, come Ontani stesso dice, “sublime”, con nature
extramorte antropomorfe in ceramica, cioè oggetti e nature morte che furono
rappresentati da Morandi e che ora ridivengono tridimensionali e, con una messe
di molteplici varianti e invenzioni esornative-significative, permeati dal naso,
dalla bocca dagli occhi di Ontani, che presiede al loro attraversamento dello
spazio e del tempo.
Il volto di Ontani, inespressivo
imperturbabile metafisico, attraversa la soglia del mondo dei fenomeni e delle
cose. Qui, affiora nella superficie plastica degli oggetti di Morandi e vi
immette il sigillo della propria memoria (…) Così facendo, li ridefinisce come
luoghi, le cui sedimentazioni attivano l’atto del rammentare, del ricordare, del
rimembrare (con la mente, cuore, membra), perchè un luogo oltre che spazio è
sempre anche un tempo, che segna e plasma culturalmente lo sguardo degli uomini,
intridendolo di riferimenti ottici, emotivi, fisici. Gli oggetti disseminati in
questa mostra, tratti da alcune rappresentazioni morandiane, sono tracciati,
diretti dallo sguardo unitario del collezionista e dell’innamorato dell’arte,
che li percorre come spazi, identificandoli come una cronologia di scorrimento
del mondo e della propria esperienza interiore. I luoghi dell’arte sublime di
Morandi diventano così i luoghi circostanziati dell’io di Ontani e del suo
nutrimento, e strutturano una simbolica dell’inconscio credibile, mossa e
articolata, e a dispetto della materia che li manifesta hanno una leggerezza di
fondo che li muove nell’aria delle idee prime, dove si agitano come carte da
giuoco in turbinio incessante (…)
Il viso, il conio del viso di
Ontani, dallo sguardo atemporale, fisso e inespressivo come sempre e come in
tutte le sue opere precedenti, diventa fulcro delle visioni e contrassegno delle
immagini che le animano, le quali sono tutte intorno a lui, fuoriescono da lui,
eppure non sono in lui fisicamente impresse, non incise in solchi, centrate in
rughe, stirate in tensioni. Il volto che le ha viste, amate, ora le cataloga,
denunciando solo una consapevolezza operativa, ma non aggiunge nient’altro di sé
e si esprime in questa inespressività, che diventa la firma di un’esperienza
oggettiva di vissuto, un pezzo individuale di mondo umano tra le cose collettive
del mondo umano. Ontani ci sembra dire: “Ho visto queste cose, ve le rendo così
come sono rimaste impresse, senza costrizioni concettuali ed emotive. Esse si
rappresentano attraverso un codice estetico che mi appartiene e che vi è
apparentemente estraneo, sono un’esperienza percettiva Zen”.
In altri opere di Ontani gli
oggetti compongono una topografia descrittiva, soggettiva, dei luoghi della
mente oltre che dei siti da cui sono stati tradotti, e scansionano una
cronologia del vissuto riconoscibile solo dall’autore e illeggibile allo sguardo
altrui. Qui, invece, gli oggetti preziosi, i cimeli provenienti dall’opera di
Morandi, (è questo il significato della parola greca cimeli) sono rivelatori di
un amore profondo per i ritorni dell’esperienza, per gli oggetti che la
sostanziano e rappresentano, e per i sensi che la sondano. Ecco che allora i
barattoli di Ovomaltina e la grande caraffa, con le evidenti tracce delle
pennellate di colore, indicano una genealogia dell’appartenenza alla “sublime”
arte di Morandi, affiancata peraltro a un frammento di vita, i piccoli funghi,
che Morandi amava tanto, e raccoglieva a Grizzana nei boschi (…) Ontani dispone
la sua topografia per il piacere dell’occhio, offrendo panorami come sedativi,
ma in realtà, dietro la cultura razionale dell’Occidente, rappresentata dal suo
sguardo, c’è il possente residuo di miti irrazionali di morte, sacrificio,
fertilità, che sopravvivono alleggeriti dal gioco e da sottrazioni ironiche e
simboliche. Il fatto stesso che nelle composizioni tridimensionali di Ontani vi
sia la sua testa, il suo volto, ancorché privo di sguardo, impone un rapporto di
osservazione soggetto-oggetto, natura-cultura tra la rappresentazione di lui e
quella delle cose che gli stanno intorno. Il suo ritratto,
impresso in ogni cosa, è un sigillo di catalogazione del conosciuto e del visto.
E’ uno strumento geografico, cronologico, museografico, che segna la distanza
dal mondo e al contempo il suo esservi dentro. Ontani sa che l’immagine del suo
volto non è lui, ma sa anche che il suo simulacro è ugualmente lui,
buddhisticamente lui. Focillon scrive in un suo libro sulla cultura giapponese
che lo stile non è l’eleganza pura e semplice, è qualcosa di più, un senso
superiore dell’ordine, l’espressione plastica della nobiltà interiore, il ritmo
regolare di una vita possente e grave. La struttura mobile dell’arte orientale
con cui si suggeriscono e non si fissano le forme della vita è fatta di spazio,
materia, spirito, tempo. Ontani, uomo sommamente elegante, col suo stile, le
ritrova. Guarda prima con la mente, poi con gli occhi e infine con il corpo e
con gli arti.
Una massima zen dice: “Se vuoi
vedere guarda subito, se inizi a pensare il cuore della questione ti è già
sfuggito”. Questo sembrano dirci le otticamente sconcertanti figurazioni di
Ontani, im-mediate, senza mediazioni, pur nel riferimento a un elaborato
esistente che è un prodotto della storia delle immagini. E’ una lezione
orientale, ma è anche la reazione di un bimbo all’indagine di un adulto o
l’impulso del corpo rispetto alla pianificazione mentale. E’ anche gioco,
movimento dell’inconscio che aziona il sentimento del ritorno allo stato di
bambino.
Consacrazione rituale e ricreazione
ludica: sono i due temi principali della ricerca figurativa di Ontani. Sono la
tensione e il rilassamento, l’apertura e la chiusura, l’espansione e la
contrazione, la concentrazione e la distrazione del battito cardiaco buddhista.
Il principio di opposizione fra l’uomo e il mondo, che segna l’accanimento
dell’Occidente all’interno della vita, non esiste più, abolito dal fluire
dell’intuito e dell’istinto provenienti dall’inconscio. Il mondo ora è una
proiezione del sé, siamo noi.
Mostra promossa dal
Comune di Grizzana Morandi e
dall’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese
con il Patrocinio
di:
Regione Emilia
Romagna
Accademia di Belle Arti di
Bologna
Direzione artistica: Eleonora
Frattarolo
Grafica e fotografia catalogo e
mostra: Luciano Leonotti/Trasguardo
Video Luigi Ontani. CasaMondo:
Massimiliano Galliani
Catalogo a cura di Eleonora
Frattarolo
Danilo Montanari
Editore
Collaborazione alla ricerca, ai
testi, alla bibliografia: Ranieri Frattarolo
con un testo di Alberto
Marchesini
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