Curatore, Gerardo de
Simone
Galleria NUVOLE
VOLANTI, via Castello, CASTELFALFI (Montaione, Fi) Dal 30 maggio 2015
al 14 giugno 2015 Inaugurazione, 30
maggio 2015, ore 18:00
Si inaugurerà
sabato 30 maggio alle ore 18:00 la mostra “Caravaggisti
contemporanei. Rocco Normanno e Michelangelo Della Morte” a
Castelfalfi (FI) presso la Galleria d’Arte NuvoleVolanti e negli
spazi Casa Argelà-Gucci e Sala del Camino della Rocca di
Castelfalfi. Una mostra, dunque, diffusa nell’incantevole Tenuta di
Castelfalfi.
La rassegna è
curata da Gerardo de Simone, docente di Storia dell'arte presso
l'Accademia di Belle Arti di Carrara e direttore della rivista
"Predella" (www.predella.it).
Rocco
Normanno e Michelangelo Della Morte riflettono una volontà di
ancoraggio ad una tradizione lontana ma gloriosa e per certi versi
sempre attuale, fondata su un’idea alta di pittura figurativa, di
disegno, di tecniche. Nella scelta dei temi, Rocco Normanno predilige
i generi come il ritratto e la natura morta, e le attualizzazioni di
temi religiosi o classici con personaggi contemporanei (anche
nell’abbigliamento), gli effetti sono di straniamento e dolorosa
coscienza della tragicità e della condizione umana contemporanea.
Michelangelo Della Morte è incline, invece, verso il simbolo e il
mito, il corpo diventa veicolo di interrogazione sull’essenza
dell’uomo e del cosmo, le figure tendono a dissolversi, a
incrociarsi (il maschile e il femminile), a sciogliersi in una sorta
di quarta dimensione spazio-temporale. Il curatore, Gerardo de
Simone, vuole sottolineare, attraverso le opere dei due autori,
decisamente rappresentativi, la fortuna sempre viva di Caravaggio, e
portare all’attenzione del pubblico la poetica dei caravaggisti
odierni, oltre al significato e al valore della loro pittura nel
panorama variegato e multiforme della produzione artistica
contemporanea.
Nei primi anni del
Seicento il genio del Caravaggio rivoluzionò la storia dell'arte
italiana ed europea. La sua pittura, improntata ad un realismo
radicale, a tratti brutale e popolaresco, ma al contempo nutrita di
rimandi colti all'arte antica e rinascimentale, segnò un punto di
non ritorno. Non solo per i seguaci più diretti, i caravaggeschi
propriamente detti, ma anche per i fondatori della pittura moderna,
da Velázquez a Rembrandt, fino a David, Courbet, Manet, o a grandi
realisti dell'Ottocento italiano come Patini e Cammarano. Nel XX
secolo la fortuna del gran lombardo è andata di pari passo con la
sua riscoperta critica (merito di studiosi come Roberto Longhi e
Lionello Venturi, e di alcune grandi mostre antologiche): durante il
periodo del Ritorno all'ordine, negli anni Venti e Trenta, numerosi
artisti (Carrà, Cagnaccio di San Pietro, Bacci, Marchig, Conti,
Spadini, Oppo, Socrate, Carena, Funi, Viti, Crisconio, ed altri)
riproposero, con intensità e sfumature diverse, un naturalismo di
ispirazione neoseicentesca. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre
il Neorealismo domina la scena cinematografica, il realismo
caravaggesco alimenta la breve ma significativa esperienza dei
"Pittori moderni della realtà" (Sciltian, Annigoni, i
fratelli Bueno); ma esprime ormai una tendenza minoritaria, sempre
più percepita come inattuale nel dilagare delle avanguardie, che
riaffiora però qualche decennio più tardi, in un clima di ritorno
alla pittura, nel citazionismo degli "Anacronisti", o in
neocaravaggisti come Raffaele Canoro e Mauro David. In questo solco,
di orgoglio professionale, di amore per una nobile tradizione e
cultura artistica, si inserisce l'opera dei due giovani pittori
protagonisti della presente esposizione, Rocco Normanno e
Michelangelo Della Morte, a pieno titolo definibili "caravaggisti
contemporanei", al pari di un loro coetaneo pugliese, Roberto
Ferri, e con non pochi punti di contatto con iperrealisti come
Claudio Bravo, Sharon Core, Paul Cary Goldberg.
Normanno, salentino
di origine ma toscano di adozione, formatosi presso l'Accademia di
Belle Arti di Firenze, applica la sua impeccabile tecnica esecutiva
alla ricreazione di celebri capolavori caravaggeschi, attualizzandoli
tuttavia attraverso l'uso di modelli odierni, in abbigliamento
contemporaneo, con un effetto talora di straniamento postmoderno,
talora invece di acuita forza tragica, nel trattamento di temi sia
religiosi che profani e mitologici. La sua sensibilità si apprezza
particolarmente anche nei ritratti, in cui la finezza pittorica si
fonde con la verisimiglianza fisiognomica, e nelle nature morte, che
fondono qualità mimetica e simbologia del memento mori.
Della Morte dal
canto suo, cresciuto all'Accademia di Belle Arti della sua città,
Napoli, concentra il suo interesse soprattutto sul corpo umano,
mostrato nella sua carnale evidenza e insieme metaforicamente
espressione della condizione umana, sospesa nella perenne dialettica
tra corpo e anima, spazio e tempo, maschile e femminile, eros e
thanatos, cristianesimo e paganesimo. Una visione tormentata, a
tratti morbosa e inquietante, che mescola oggettività
rappresentativa e criptici rimandi filosofico-esoterici.
Entrambi, ciascuno a
modo suo, difendono il valore del saper dipingere, della buona
pittura, di una tradizione nobile e senza tempo, secondo una
concezione profondamente umanistica e orgogliosamente indifferente
alle mode e ai conformismi dell'odierno sistema dell'arte.
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