Triennale di Milano 10 ottobre-9 novembre 2014
MILANO - Nessun luogo. Da nessuna parte -
Viaggi randagi con Luigi Ghirri, è una mostra che presenta per
la prima volta al pubblico un aspetto originale e assolutamente inedito del
lavoro degli artisti italiani Franco Guerzoni (Modena, 1948) e
Luigi Ghirri, (Scandiano, 1943-Roncocesi, 1992). Curata da
Davide Ferri e frutto della collaborazione tra la
Triennale di Milano, Skira Editore e
Nicoletta Rusconi Art Projects, che ne hanno curato
l'organizzazione e il coordinamento, inaugurerà giovedì 9 ottobre
alle ore 18.00 alla Triennale di
Milano e si potrà visitare fino al 9 novembre.
Nessun luogo. Da nessuna parte
nasce parallelamente al libro di Franco Guerzoni “Danza doppia -
Viaggi randagi con Luigi Ghirri” a cura di Giulio
Bizzarri, edito da Skira e, come il libro, è il
racconto di un’amicizia e di una collaborazione tra due artisti negli anni della
loro formazione, dei loro “viaggi randagi” nella campagna modenese a cavallo tra
gli anni sessanta e settanta. Il progetto espositivo, tuttavia, si pone più come
contraltare che come compendio al libro. Come un dispositivo dotato di una
propria autonomia e struttura narrativa.
Per quasi un decennio, negli anni '70 Ghirri e
Guerzoni intrattennero un dialogo costante, condividendo l’entusiasmo e le
incertezze degli esordi, dei loro primi esperimenti e tentativi. I due
condivisero un territorio: un paesaggio di aie, case abbandonate, ruderi,
edifici industriali e cantieri che amavano perlustrare da cima a fondo, più o
meno quotidianamente.
Di quelle esplorazioni resta un’ampia
documentazione in centinaia di scatti
inediti che Luigi Ghirri realizzava per Guerzoni perché
costituissero il punto di partenza, la base materiale dei suoi lavori. In quegli
anni Guerzoni ha usato solo alcune di quelle fotografie, ma tutte le altre,
conservate nel suo archivio personale senza mai essere dimenticate, sono ora
state riportate alla luce e raccolte in questa mostra.
Vedremo una selezione dei lavori realizzati da
Franco Guerzoni tra il 1970 e il 1978 (dalle serie Archeologia,
Dentro l’immagine, Affreschi) a partire dalle fotografie di
Ghirri, ma anche tutte le altre immagini che circoscrivono i contorni di questa
collaborazione: quelle di Luigi Ghirri degli stessi anni (per lo più rovine,
muri, impalcature) e che non sono confluite nei lavori di Guerzoni; poi – a
comporre un grande mosaico di sequenze che possono accavallarsi, intersecarsi o
interrompersi bruscamente – una serie di scatti che Guerzoni chiama “irrisolti”
e che sono la testimonianza di opere che non esistono più, di azioni
estemporanee, di interventi più o meno concordati.
Saranno inoltre presentati due nuovi lavori, in
forma di dittico, che descrivono la necessità, da parte di Guerzoni, di
ricollocare nel presente le tracce e i resti di quelle esperienze. Si tratta di
due grandi strappi d’affresco capaci di contenere lungo i bordi o al proprio
interno alcuni scatti di Ghirri che – stampati su gesso o carta sottile – hanno
acquisito una sostanza materica e lo spessore di frammenti e rovine. Queste
nuove opere che, come molte altre di Guerzoni, si nutrono dell’idea di frammento
come un tutto, di archeologie senza restauro, di rovine e di abbandoni, si
pongono come fulcro narrativo e centro energetico di tutta la mostra: “un
contenitore sentimentale – afferma lo stesso Guerzoni – atto ad accogliere
dettagli e accenni di quella lunga stagione, un decennio, che ha visto due amici
vicini in una comune ricerca sull’immagine.”
Disponibile in mostra il libro di Franco
Guerzoni, edito da Skira e a cura di Giulio Bizzarri (circa 200 pagine, con
immagini in b/n e a colori in gran parte inedite) che raccoglie le foto che
Ghirri scattò per le opere di Guerzoni dalla fine degli anni sessanta fino alla
fine dei settanta. Il racconto per immagini narra l'amicizia tra i due: gli
scambi, le collaborazioni, gli incontri e il loro percorso alla ricerca di nuovi
linguaggi. La città di Modena non solo fa da sfondo a queste ricerche, ma ne
entra a far parte con i suoi paesaggi, pensati come luoghi per essere
fotografati e per ospitare installazioni. La narrazione che Franco Guerzoni oggi
ha attivato sul vastissimo giacimento di immagini di allora, quasi tutte
inedite, grazie anche alla generosa collaborazione degli eredi Ghirri e della
Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, non cede però alla tentazione biografica,
piuttosto esalta il valore memoriale e frammentario che le immagini, riviste
quattro decenni dopo, offrono nella loro profondità.
Franco Guerzoni è nato nel 1948
a Modena. All'inizio degli anni settanta utilizza la fotografia come strumento
di rappresentazione, del 1972 sono i suoi “Affreschi”, del '73 le sue
”Archeologie” seguite dalle “Antropologie”, ricerca legata agli aspetti della
stratificazione culturale e all'idea di “antico” come perdita. Negli anni
ottanta è impegnato nella realizzazione di grandi carte parietali che indagano
l'idea di una geografia immaginaria, “Carte di viaggio”, “Grotteschi” e “La
parete dimenticata”, alla fine degli stessi anni lavora sulla superficie intesa
come profondità. Presenta “Decorazioni e rovine” in una sala personale alla
Biennale di Venezia del 1990. Da allora continua, attraverso grandi cicli di
opere, la sua indagine sul tempo e sulla poetica della rovina, una sorta di
archeologia senza restauro. Dal 2006, in seguito al disoccultamento di un corpo
di lavori realizzati con l'uso del mezzo fotografico dall'autore negli anni
settanta, presenta alla GAM di Torino “Paesaggi in polvere”, da allora alle sue
ricerche si affianca una vera e propria attività di ricongiunzione o di
trasferimento che va dal dipinto alla parete vera e propria, inseguendo il sogno
che congiunge i tentativi precedenti rivolti alla creazione di una sorta di
bassorilievo, costante in tutto il suo lavoro, verso una idea di scultura lieve
figlia della nuova attenzione al muro. Quindi la “Parete dimenticata” diviene la
reale sede privilegiata del suo più attuale lavoro.
Immagine: Franco Guerzoni, Studio per un
pavimento imbottito (1970). Foto di Luigi Ghirri. Courtesy: Archivio
dell'artista
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