La luce del Ris carabinieri di Cagliari nell'officina di D'Annunzio, alla ricerca della parola perduta.
L'opera d'arte come 'corpo del delitto' per cogliere, nel manoscritto originale, ripensamenti e varianti testuali nell'opera 'La Gioconda', una tragedia del 1898 dedicata a Eleonora Duse: 269 carte autografe, numerate in alto a destra dal poeta, passate al setaccio grazie a tecniche investigative all'avanguardia, che hanno restituito la prima versione del testo.
Attraverso il Video spettro comparatore, presso il laboratorio del Ris di Cagliari, il manoscritto autografo, analizzato con una strumentazione forense, ha restituito il testo nascosto dietro oltre 1.000 cancellature del manoscritto, permettendo di registrare anche le minime variazioni dell'inchiostro.
I risultati del 'Progetto Gioconda' sono stati presentati questa mattina presso la sede del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Roma, dal generale di Brigata, Enrico Cataldi, Comandante del Racis di Roma e da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione 'Il Vittoriale degli Italiani'. Sono intervenuti: il Tenente colonnello Giovanni Delogu, Comandante Ris di Cagliari, il Capitano Pietro Coli, responsabile della Sezione impronte balistiche e Grafica dei Ris di Cagliari, Maria Giovanna Sanjust, docente all'Universita' di Cagliari - Dipartimento di Filologie e Letterature moderne, Andrea Quarta, dottorando presso l'Universita' Paris-Sorbonne, Annamaria Andreoli, dannunzista, curatrice dell'edizione di 'Tutte le opere di Gabriele d'Annunzio'.
Per la prima volta al mondo e' stata applicata la riflettografia alla filologia. Una tecnica che trova precedenti solo nell'analisi del papiro di Artemidoro o per la tela del don Ramon di Goya. Un risultato reso possibile, e' stato sottolineato dai relatori, grazie alla ''virtuosa sinergia fra tre eccellenze italiane: I Ris dell'Arma dei Carabinieri, la Fondazione Il Vittoriale e l'Universita' degli Studi di Cagliari'', con ''la preziosa collaborazione dei marescialli capi Antonio Crescenzi e Carlo Spampinato'', che per tre mesi hanno lavorato sul manoscritto.
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