Monti manovra di cassa e non di sviluppo.

di Gian carlo Amicarelli"Ho fatto naufragio, dunque ho navigato bene". Questa splendida frase si attaglia all’incerta navigazione del nostro Primo Ministro.





Abbiamo già avuto modo di dire, e purtroppo i fatti ci stanno dando ragione, che le scelte del Governo erano tattiche e non strategiche. La manovra era di cassa e non di sviluppo. I problemi si sarebbero ingigantiti e non ridotti. La recessione si sarebbe approfondita. Tuttavia nulla sembra stia cambiando. I mercati continuano a non credere nella strada intrapresa, e la Merkel e Sarkozy continuano a mostrare di aver superato il loro livello di competenza.

Nel frattempo però altri segnali negativi si sono affacciati alla nostra attenzione. Operazioni come quella di Cortina sono di pura immagine, con modesta ricaduta fattuale. Non c’è bisogno di cingere Cortina d’assedio per scoprire chi possieda un SUV: basta andare al Pubblico Registro Automobilistico. Lì c’è tutto quello che gli uomini dell’Agenzia delle Entrate sono andati a cercare a Cortina, anzi c’è molto di più.

La colpevolizzazione dell’evasore fiscale è un fatto sacrosanto. Ma additare queste persone a responsabili unici o principali del dissesto statale è un falso. Ed è pure un alibi. È un falso perché la macchina Statale, intendendo ricompresa in essa anche le sue propagini territoriali e periferiche come Regioni, Provincie, Enti locali vari, Comunità Montane, ecc. ecc., è gonfia di dipendenti inutili e comunque in soprannumero rispetto alle esigenze. Ed è un alibi, perché serve a mascherare la volontà di non andare ad intaccare i veri “santuari” dello sperpero, che però sono anche degli straordinari serbatoi di voti. Quanti operai e quanti dipendenti di Aziende private hanno perso il lavoro? Quanti imprenditori hanno dovuto chiudere le proprie Aziende? Quanti si sono tolti la vita schiacciati dall’impossibilità di far fronte agli impegni presi?

Fate voi il conto di quante siano queste persone. Di converso non un solo dipendente pubblico ha perso il proprio posto di lavoro. Di converso questo Governo non è stato capace di chiudere, come pure aveva promesso di fare, le Provincie. Il Sole 24 Ore ci informa che costano alla collettività diciassette miliardi euro l’anno, ma il Governo sembra non saperlo. Il Governo interviene sui tassisti e sui farmacisti, come se si trattasse di far saltare due ridotte del privilegio. Intanto non di liberalizzazioni si tratta, come il Governo tenta di far credere, ma di semplici deregolamentazioni: le due cose sono completamente diverse. Tra l’altro deregolamentare in un periodo di crisi economica, approfondisce la recessione. Per l’ottima ragione che riduce il reddito, e quindi la propensione alla spesa, di ulteriori categorie di cittadini. Senza alcun vantaggio per la collettività e per le esangui casse statali.

Altro segnale negativo è quello che deriva da queste scelte improvvide e deboli: lo scontro sociale. Lo scontro implicito nella caccia all’untore, che sia evasore, o farmacista, o tassista, o qualunque altra cosa, poco importa. Ma come, in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui l’idem sentire è irrinunciabile se vogliamo almeno coltivare la speranza di salvezza, il Governo favorisce il tutti contro tutti?

Riteniamo che il Primo Ministro non sia in grado di fronteggiare questa situazione economica, tuttavia non è certamente un sciocco: la sua storia personale e professionale stanno lì a dimostrarlo. Allora perché tutto questo?

Temiamo che sia una scelta obbligata, non potendo mettere mano a ciò che andrebbe fatto. E allora quello che dobbiamo prepararci a sentire dal Governo nei prossimi mesi sarà più o meno: “Avremmo voluto fare le riforme, avremmo voluto rilanciare la Nazione, ma nonostante i nostri sforzi non è stato possibile: l’evasione non è stata debellata, esistono sacche di privilegio sociale che non siamo riusciti ad eliminare.

Si è vero, abbiamo liberalizzato i taxi e le farmacie (forse), ma più di questo non abbiamo potuto. E la Merkel e Sarkozy ci sono testimoni dei nostri sforzi. Perciò non possiamo fare altro che mettere in cantiere una nuova manovra, ci dispiace ma è irrinunciabile”. Più o meno questo ci diranno. Faranno cassa di nuovo, piegando definitivamente l’economia. Autoassolvendosi citeranno nei fatti Nietzsche: abbiamo fatto naufragio, dunque abbiamo navigato bene

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