Gli studi di criminologia atti a monitorare il comportamento dei detenuti hanno annoverato la possibilità di insorgenza di sindromi (simultaneità di sintomi) che in alcuni casi possono, alla lunga, spingere il soggetto all'autolesionismo, all'aggressività e nei casi più gravi al suicidio. Le sindromi reattive alla carcerazione sono varie.
Sindrome persecutoria in carcere: la vita all'interno del carcere rappresenta un microcosmo in cui ci sono rituali, regole sociali e compiti: svegliare i compagni, pulire per terra, rassettare etc. Ognuno può avere un ruolo rigido, come ad esempio al leader spetta di diritto preparare il condimento della pasta per tutti.
L'ultimo arrivato potrebbe avere vita difficile per i primi tempi, soprattutto deve confrontarsi con persone che hanno sviluppato una certa aggressività e prepotenza.
In questi casi, alla lunga una detenuto potrebbe regire con una sindrome che lo porta ad essere sospettoso, guardindo, sentirsi ostacolato, svalorizzato, insultato minacciato dagli altri detenuti o, addirittura da personale di custodia, questo nella forma più lieve della sindrome.
Nella forma più grave può giungere ad un delirio sistematizzato di persecuzione, sino a diventare aggressivo ad esempio contro il direttore.
Sindrome di innnocenza: sovente in prigione si sente autoproclamare la propria innocenza ma ci sono casi clinici in cui post- reato nell'autore sorgono meccanismi di difesa fuori della coscienza. In questi casi il soggetto si sente in parte innocente o addirittura giustificato per l'atto compiuto, a volte prima del reato la vittima, agli occhi dell'autore, subisce una trasformazione; come ad esempio nell'uxoricidio spesso la moglie, seppure devota compagna e brava madre di famiglia viene percepita come dilapidatrice del patrimonio e dalla dubbia moralità. "Cosa potevo fare per difendermi? Mi stava uccidendo a poco a poco".
Famoso è il caso di un detenuto per uxoricidio che raccontando la vicenda sosteneva che la moglie fosse scappata con l'amante e aveva messo una bambola nel letto. Le persone avessero scambiato la bambola per la moglie e seppelita credendola morta pensando che lui l'avesse uccisa. Per questo il condannato non faceva che chiedere di essere scarcerato perchè innocente.
La malattia della montagna magica: questa malattia, descritta da Thomas Mann, può verificarsi in soggetti costretti a soggiornare per lungo tempo in luoghi isolati e può accadere anche a detenuti. Lunghe conversazioni su argomenti disparati portano ad un completo distacco con la realtà.
Persistenza mentale morbosa: pazienti che entrano nel ruolo della malattia mentale.
Sindrome da prisonizzazione: dopo un lungo periodo di carcerazione, ci sono persone che mostrano completo disinteresse pr la vita quotidiana, ansia e disagio al punto tale da non riuscire ad attraversare la strada, non avere interesse a rivedere amici o parenti, non riuscire a fare semplici attività e per riprendere a vivere una vita normale devono aspettare anche anni.
L'irradicamento: può accadere a soggetti di età superiore a 50 anni, senza famiglia, lavoro o vita esterna, preferiscono così vivere in carcere perchè lo vedono come luogo accogliente e sicuro. Tendono a restare il più possibile dentro e parlano del carcere come un posto in cui riescono a soddisfare i bisogni e avere anche gratificazioni.
La vertigine dell'uscita: l'ansia di uscire dalle carceri porta in alcuni soggetti insonnia, paura di non riuscire a vivere nel mondo esterno e nei casi più gravi arrivano a compiere reati per non uscire e rimanere in stato detenzione.
Sindrome da isolamento e privazione sensoriale: questa sindrome può verificarsi in tutti i casi di isolamento, per esempio molti navigatori solitari hanno confessato che durante lunghi periodi di isolamento hanno avuto allucinazioni visive ed auditive.
Nel caso di detenuti in isolamento può accadere che entrino in stato di confusione onirica e di depersonalizzazione perdendo i contatti con la realtà.
Nelle forme più lievi la sindrome consiste nel mettere in atto comportamenti per eludere la noia: cantare, parlare soli, rivivere con la fantasia fatti accaduti.
Quando accompagnata da privazione sensoriale può portare a stati di allucinazione, delirio, disturbi somatici, aggressività, autolesionismo.
Stati di regressione: lunghi periodi di detenzione possono creare disgregazione della propria identità, isolamento, puerilismo isterico. Ci sono casi in cui il soggetto imbratta le mura della cella con le sue feci.
Sindrome del guerriero: coloro che vengono definiti "non hanno nulla da perdere" sostituiscono la speranza di uscire con l'affermazione narcisistica. Passano tutto il giorno a provocare gli altri per poter imporre con la prepotenza la loro leadership. Non si tratta di un comportamento frequente, non da confondere con l'immagine del duro. Bensì sono soggetti, spesso provenienti da ospedali psichiatrici, che affermano se stessi con la violenza.
Sindrome da inazione: è stata descritta inizialmente per le casalinghe annoiate tra le 4 mura di casa, trascurate dal marito, che soffrono di noia cronica, per le persone la cui vita lavorativa o professionale non costituisce più un punto fermo e non viene sostituita con altri interessi, per le situazioni di disoccupazione cronica involtaria in cui il soggetto si abitua a vivere con poco, fare poco, aspettarsi poco.
Progressivamente questi individui perdono interesse per la vita sociale, culturale e politica, lasciano passare il tempo, con azioni sempre più lente e tendendo a non concludere nulla.
Questa malattia è stata scoperta liberando i profughi dalla prigionia. La malattia del filo spinato è caratteriszzata da impoverimento emozionale, perdita di energia, iniziativa, difficoltà a concentrarsi, irritabilità.
Soprattutto si verifica quando si è costretti a vivere forzatamente con un gruppo di persone.
All'interno del carcere la mancanza di stimoli è un intoppo alla rieducazione.
Sindrome da congelamento: il soggetto decide di rimanere immobile, inerte, in stato di non fare perchè percepisce una situazione di pericolo. Presente questo comportamento tra gli animali a scopo mimetico per difendersi dal predatore.
Questo si riscontra spesso in chi ha commesso reati molto cruenti o in chi ha assistito a delle catastrofi e rimane inebetito, incapace di fare qualsiasi cosa.
Sindrome motoria: reazione ditruttiva rompendo oggetti all'impatto con il carcere, oppure a una notizia da casa o ingiustizia giudiziaria.
Sindrome da intervallo: recidivi anziani che hanno disagi familiari o sono soli, che compiono reati minimi con il preciso intento di farsi mettere in carcere, spesso durante i periodi festivi. La stessa cosa accade per il ricovero volontario in ospedali psichiatrici. Loro lo definiscono al caldo, dove hanno un riparo, vengono vestiti, nutriti. E' un breve intervallo necessario quando hanno paure, ansie, riprendono le energie per poi ripartire e affrontare la vita fuori.
Fuga nella malattia: accade a chi si sente trascurato da tempo, a chi ha bisogno di affetto, a molti anziani e anche ai detenuti. La malattia diventa un mezzo attraverso il quale lamentarsi delle istituzioni e polemizzare.
Si deve dividere la tendenza alla malattia fisica e quella psichica.
Un esempio di riproduzione di sintomi fisici è la sindrome di Munchausen in cui il soggetto verosimilmente crea le condizioni per continui ricoveri a volte operazioni inutili. Il ricovero diventa una routine, non si adeguano alle regole del reparto, chiedono continue esplorazioni e conoscono molto bene i termini medici.
Nel caso di produzione di disturbi psichici un esempio è la sindrome di Ganser in cui il soggetto ricrea verosimilmente disturbi da psudodemenza.
Un mezzo miracoloso per eludere le malattie mentali, psicosi all'interno della detenzione è la funzione creativa. Accade quando un soggetto al solo pensiero di dover essere condannato nuovamente in futuro, una volta scontata la pena, viene spinto a demonizzare la sua aggressività in attività culturali, artistiche, sportive etc.
Purtroppo sono rari questi casi per tante ragioni, ma quando avvengono sono un vero successo.
C'è da precisare che molte sindromi si verificano soprattutto nel periodo di attesa di giudizio, nell'incertezza della sentenza.
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