L’Albero della vita. The fountain . Un film intenso e pieno di simbolismo.

E' il terzo film di Darren Aronofsky, dopo "Pi - Il teorema del delirio" (1997 )“Requiem for a Dream” (2000),“L’albero della vita- the fountain "(2006), con Hugh Jackman, Rachel Weisz, Ellen Burstyn.
La storia racchiude in sé un simbolismo archetipico, comune a quasi tutte le religioni.
Denso di spiritualità e introspezione, descrive l’elaborazione del dolore e del lutto.
Un dottore ricercatore sta combattendo con tutta la sua forza la malattia della sua donna, il suo amore, sua moglie. Un tumore al cervello la sta portando verso la liberazione dello spirito dal corpo. Ma lui, il marito sta ricercando disperatamente la cura per salvarla. Il messaggio del regista è chiaro: la contrapposizione tra la serenità di chi sta per morire e si prepara a quel momento e la rabbia di chi non è rassegnato a lasciare andare chi si ama.
Questa è la storia di un grande atto d’amore: una donna ammalata di tumore che prepara l’uomo accanto a lei alla sua morte.
L’albero della vita, il fuoco, le stelle, la nebulosa rossa, le piramidi Maya, simboli che vengono racchiusi in un manoscritto stilato da lei che narrano una storia di altri tempi. Una storia che simbolicamente cerca di spiegare al suo amore che la morte è un atto di completezza e di trasformazione. A questa storia però manca l’ultimo capitolo. Lei chiede al suo amore di terminarlo.
Un film esige che tutto venga trasformato in immagini e il regista riesce a descrivere l’iter interiore del dolore e l’elaborazione del lutto. Dopo il vuoto il tentativo di rinascita interiore di chi rimane.
Mi meraviglio davanti alle critiche italiane che hanno definito anacronistico questo film, davanti al festival di Venezia nel 2006 che ha ridicolizzato e fischiato questa pellicola.
I nostri tabloid lusingano solo film denuncia e si scagliano contro uno che tenta di suggerire una visione più serena della morte:"Anche l'ombra più scura è minacciata dalla luce".

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