Intervista a Paolo Mosca: le sue “Parole preziose” spiegano “Il terzo elemento dell’Amore”

Aristotele e Jung lo hanno sempre sostenuto: l’unico modo per vivere bene è cercare di esprimere al meglio le proprie capacità e potenzialità, cercando di realizzare se stessi.
Paolo Mosca lo ha fatto e lo continua a fare. La sua carriera professionale è una avventura infinita nel mondo della cultura attraverso progetti artistico letterari.
E’ laureato in Scienze politiche, ha frequentato l’Accademia del Piccolo di Milano e molti italiani ricordano con simpatia il suo programma d’informazione “Il cappello sulle 23”. Ha scritto e diretto per il teatro : "1968 dopo Cristo", "H-V Hiroshima-Vietnam", "Diapason, antiblues per un negro", "Israele 20", "Il grande bluff", "Hai mai provato con l'acqua calda?", "La luna sotto le scale".
E' stato l’inviato di molti quotidiani e direttore dei periodici più conosciuti d’Italia. Il suo primo libro fu stampato nel 1971, Memorie di un neonato; ad esso seguirono molti altri come Il mitomane, Sotto la pelle e d altri. Negli ultimi anni i suoi libri sono permeati da una nuova atmosfera: l’esplorazione dell’animo umano attraverso l’osservazione di tematiche interiori come in: “Parole preziose”,"Il ben d'amore", "Lifting al cuore", "Stati d'anima", "C'è una farfalla dentro di noi", "Beata incoscienza", "La rosa dei sentimenti", "Un gabbiano nel 2000", "Il Sale della vita", "Dammi la mano", "Un mondo in amore", "Il nuovo senso della vita” - Sperling & Kupfer.Tra i premi ricevuti, quello del Consiglio dei Ministri per la Narrativa, "Il cuore del Bancarella"e nel 2004 ha ricevuto il Mandir per la Pace di Assisi. Il suo ultimo libro, “Il terzo elemento dell’amore”, è un viaggio nel rapporto di coppia e i suoi continui misteri.

D. Qual è “Il terzo elemento dell’Amore”?
R. Ogni coppia lo scopre vivendo insieme, confrontandosi senza competizioni giorno dopo giorno. Non è stata la semplice passione (che dura uno, due anni, per poi trasformarsi in affetto, dolcezza e comprensione) ad unire la coppia: ma un “terzo elemento” che viene a fuoco col tempo. La fede, una persona malata in casa da curare insieme, la lontananza, il buonumore, la gelosia, il senso del sociale e della solidarietà, un cane, viaggiare… Ecco alcuni dei “terzi elementi”.

D. La chiave di volta del tuo libro è frate Berardo, chi è questo personaggio?
R. Frate Berardo l’ho conosciuto nel convento di San Damiano ad Assisi. Era una creatura speciale, componente del Collegio della Sacra Rota di Roma, ma soprattutto consigliere spirituale di centinaia di coppie in crisi che andavano a consultarsi con speranza da lui. E’ lui l’inventore del “terzo elemento” per ogni coppia”.

D. Sei ritornato alla regia teatrale con un inedito di Montanelli- ci parli di questo nuovo progetto?
R. Per anni, prima di darmi al giornalismo, dopo la scuola del Piccolo Teatro di Milano, mi sono dedicato alla regia. Dai lavori più impegnati (come “1968 dopo Cristo”) fino a lavori con Walter Chiari, Carlo Dapporto, Piero Mazzarella. Dal 27 febbraio, al teatro Rossini di Roma, ho riproposto con la mia regia “Il petto e la coscia” di Montanelli, un lavoro scritto a metà degli anni sessanta, che parla di una coppia in crisi che per trent’anni s’è raccontata bugie e che ritrova, proprio per un equivoco legato al petto e alla coscia di un pollo arrosto, l’equilibrio iniziale. Un lavoro attualissimo che starà in scena fino alla fine di marzo a Roma.

D. Televisione, teatro, libri, carta stampata: quale di questi sfondi professionali è il tuo habitat naturale?
R. Il mio habitat naturale è la comunicazione diretta con il pubblico, che sia fatto di lettori o spettatori è lo stesso. L’importante è dialogare con loro sinceramente.

D. Il tuo primo libro è del 1971. Da allora “Il senso della vita” degli italiani è cambiato, come seguire questo mutamento limitando i danni interiori?
R. E’ una battaglia quotidiana, basta leggere le cronache spaventose di violenza e incomprensione sui nostri giornali. Ingiustizie nella società, sul lavoro, in famiglia. Per restare limpidi dentro occorre un esame di coscienza ogni sera senza ipocrisie.

D. Quali sono le situazioni che ti stupiscono?
R. Che poche persone siano al centro del potere mediatico in Italia, e che il pubblico sopporti questa ingiustizia stoicamente.

D. Cosa ti indigna?
R. Quei genitori che addossano alla scuola e alla televisione il proprio fallimento di educatori.

D. Ti offende più la maleducazione o la mancanza di fiducia?
R. La maleducazione è oramai filtrata nel tessuto connettivo del pianeta, tentiamo almeno di salvare la fiducia nel prossimo.

D. Qual è “la grande battaglia” che oggi l’uomo deve affrontare ogni giorno?
R. Ricordarsi ogni giorno che c’è un Dio sopra di lui, e che siamo foglie al vento destinate a scomparire da un istante all’altro.

D. Cosa impedisce alla “farfalla dentro di noi” di volare?
R. L’egoismo.

D. Qual è il primo libro che hai letto?
R. Pinocchio.

D. Puoi indicare il passo di un libro o di una poesia che ti è particolarmente caro?R. Nel Vangelo indicherei il discorso della montagna, dove gli ultimi possono sperare. Tra le poesie di sempre amo “I gabbiani” di Cardarelli che confessano disperati di “vivere” balenando in burrasca.

D. In “Parole Preziose” (2001- Frassinelli), hai intervistato oltre 20 personalità della cultura italiana. Indichiamo qualche nome: Alda Merini, Margherita Hack, Giulio Andreotti, Mogol, Carla Fracci. Da queste interviste spuntano fuori mille parole che conferiscono energia e dignità al linguaggio stesso e colmano i vuoti del nostro animo. Tra le interviste del libro c’è qualcuna che ti ha commosso?
R. Quella di Carla Fracci, figlia di un tramviere, che come nelle favole diventa regina della Scala “in punta di piedi” in tutti i sensi.

D. Quali sono le tue parole preziose per i giovani sognatori in crisi?
R. I miracoli d’amore esistono, basta saperli individuare ogni giorno intorno a noi.

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