Il Golem

Il Golem è un una figura leggendaria ebraica: è un gigante d’argilla con una forza sovraumana, senza anima né intelligenza, creato solo da un uomo conoscitore di arti magiche.

La leggenda narra che per animare la statua di argilla bisognava inserire nel petto, all'altezza del cuore, nella fronte, o sotto la lingua lo schem, un foglietto di pergamena con uno dei tanti misteriosi ed impronunciabili "nomi di Dio" e che solo pochi maestri, chiamati ßaal Shem, "i maestri del nome", conoscevano, depositari dei segreti della Kabbalàh. Ma i rituali per dare vita ai Golem erano segreti perché la creatura, una volta sveglia, seguiva soltanto gli ordini di chi lo aveva creato.

La mistica ebraica ha dibattuto su questa figura per secoli.
Golem etimologicamente potrebbe derivare dalla parola ebraica gelem, materia grezza.
La troviamo spesso nei salmi riferendosi alla creazione del primo uomo. Viene riportato, infatti, che Adamo per le prime 12 ore di vita era stato un golem senza anima. Pertanto dopo innumerevoli discussioni, i mistici ebraici hanno concluso che le scritture si riferivano alla condizione di embrione di Adamo.

Tante le storie leggendarie su questa singolare figura. La più famosa è quella in cui si narra che nel 1580 il rabbino Judah Low Bezaleel, conosciuto come il "Gran Maestro Low", nel ghetto di Praga, realizzò un colosso d’argilla capace di fare i lavori più duri. Aiutava nei campi, senza mai stancarsi, tutti i giorni escluso il sabato. Rabbi Low, per evitare di profanare lo "shàbat", il giorno sacro per il riposo e alla meditazione, ogni venerdì sera levava dalla bocca del Golem, la su indicata pergamena con la parola 'Emet' (Verità). Così il gigante si bloccava diventando una statua di argilla senza vita. Un venerdì sera, però, Rabbi Low dimenticò di compiere l’operazione. Quando si ricordò della sua mancanza, tornò a casa ma non trovò il gigante così andò subito a cercarlo e lo scorse nei pressi della Sinagoga; senza perder tempo, ancora con il respiro affannato, Rabbi cancellò la lettera iniziale - la Alef (che simboleggia al tempo stesso l'essenza del creatore e il numero uno) – sottraendola dalla parola che gli dava la vita. Le lettere residue formavano cosi' la parola 'Met'-'Morte'. Fatto ciò il Golem cadde a terra in mille pezzi.
Questa figura senza dubbio ha ispirato molti racconti: non solo di fantascienza, come i Robot di Asimov, ma anche per simboleggiare il vuoto dell’essenza, dell’intelligenza, la dipendenza.
Il Golem di oggi potrebbe simboleggiare l’individuo conforme ad una società che fa da padrone, spersonalizzandolo e riducendolo, a sua insaputa, ad un piccolo automa.
Golem è colui che ha bisogno di dipendere e ubbidire, perché vuole un padrone.
Senza mai riflettere su se stesso agisce ubbidendo a un ordine, convinto di aver scelto autonomamente.
Golem potremmo essere tutti noi, generazione allevata dalla tv, dai media; una generazione non sempre in grado di eludere la prepotenza dei media che da decenni ormai governano le nostre scelte, non accontentandosi più soltanto di dirigere i nostri gusti estetici ed alimentari; golem potremmo essere tutti noi che rischiamo ogni giorno di farci convincere ad alienare un pezzo di anima in cambio di un cellulare o di una televisore al plasma.
Il Golem rappresentava un colosso a difesa dei deboli contro il potere, un lavoratore indefesso che aiutava nei campi, un essere con una forza sovrumana, privo di intelligenza e anima.
In realtà un intero popolo potrebbe essere rappresentato dal Golem; come quest’ultimo segue gli ordini di chi lo governa e veicola la sua forza per i propri interessi.

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