Sigfrido e Genoveffa: tra mito, storia ed ermetismo

Nel 1962 uscì il film "La Leggenda di Genoveffa" con un sensuale Rossano Brazzi e una tenero crociato Franco Fabrizi, regia affidata al tedesco Arthur Maria Rabenalt, fondatore nel 1965 del teatro erotico. La storia è tratta da "Leggenda Aurea" di Jacopo da Varazza, vescovo di Genova che scrisse la prima enciclopedia dei santi (ne contava ben 182 nel 1290).
La trama, ambientata nel medioevo, narra il matrimonio d'amore tra Sigfrido, conte di Treviri e Genoveffa, duchessa di Lorena. Sigfrido e Genoveffa in due sullo stesso cavallo, arrivano al castello, nelle terre leggendarie di Brabante (Boulogne). Dal colle mostra alla sposina le tenute e le indica la Foresta buia dicendole scherzosamente che è piena di spiriti malvagi. Ma il luogotenente del Conte, Golo, s'invaghisce pazzamente della duchessa Genoveffa e quando il conte partirà per le crociate non esiterà a intercettare i messaggi dei due innamorati impegnandosi a non farli pervenire ai destinatari legittimi. Le continue molestie del perfido Golo rifiutate dalla terrorizzata Genoveffa, spingeranno il primo ad architettare un intrigo basato sulla menzogna. Pagherà un ubriacone per raccontare che a Strasburgo, luogo di raduno dei Crociati prima di partire, ha visto Sigfrido in un'osteria rapito dal vino e dalle orge.
Il cugino Drago ritorna al castello e scopre l'intrigo e ne mette a conoscenza Genoveffa. Ma il perfido luogotenente non solo uccide Drago nella foresta ma invia una lettera a Sigfrido che spiega che sua moglie lo ha tradito con il povero Drago.
Golo, tentando di violentare Genoveffa, muore colpito da un grosso candelabro. Non potendosi discolpare sarà condannata a morte dallo stesso amato, che da lontano darà ordine di ucciderla.
Nella foresta buia Genoveffa incontra la pietà dei due boia, lei inoltre aspetta un figlio.
Lo crescerà nel silenzio della Foresta vicino ad un fiume sotterraneo: quella foresta che tanto fa paura a tutti ora è la sua unica amica.
Passano gli anni e Sigfrido torna dalle crociate ristabilisce l'ordine, scopre la verità, compreso che la sua amata non è morta e ha partorito un figlio, ora sono nella foresta.
Sigfrido, finalmente va anche lui nella foresta e trova il suo bambino che ora ha circa 8 anni e vede Genoveffa sdraiata su una pietra. Crede che sia morta ma un bacio la ridesta. La verità ha trionfato.
La storia leggendaria si presta ad una interpretazione ermetica: il riferimento alla dinastia dei merovingi e al Graal. Questo è confermato dal paesaggio in cui si svolgono i fatti e da due chiavi che il perfido Golo consegna ai due sposi davanti alla porta del castello: la verità è impenetrabile senza l'apposita chiave di lettura.
Il castello nelle terra di Brabante ( luogo emblematico, se pensiamo che il film è presentato in locandina con il titolo "La Leggenda di Genoveffa" e sulla pellicola è la "Vendetta di Brabante") castello del Graal, una indicazione è suggerita dalla costante immagine della scala principale del castello, la cui forma sembrerebbe simboleggiare la famosa "coppa".
Ma chi sono Sigfrido e Genoveffa?
Storicamente il mito di Genoveffa si presta a diverse interpretazioni: la leggenda ricorda un episodio del 18 gennaio 1256 in cui Maria di Brabante, sposa di Luigi II, duca di Baviera, che fu punita per adulterio.
Si potrebbe tentare però un'interpretazione ermetica del film.
I Dossiers segreti, interpretati ne "Il Santo Graal" da Baigent, Leigh, Lincoln, svelano la autentica genealogia di Gesù e Maria Magdalena e indicano Goffredo Da Buglione ( il primo conquistatore di Gerusalemme) come "re perduto" della dinastia merovingia.



Nel romanzo di Wolfram Von Eschenbach Goffredo Da Buglione discende dal Cavaliere del Graal Parzival in quanto suo figlio Lohengrin, Cavaliere del Cigno ( chiamato anche Elia), lasciò il castello del Graal per andare in aiuto di un donzella ( alcuni sostengono la duchessa di Brabante altri Buglione). Dall'unione tra il cavaliere e la donzella nascerà il nonno di Goffredo.
Sigfrido del film potrebbe incarnare proprio Goffredo da Buglione e questo sarebbe raffozzato dal passaggio di Pietro l'Eremita, elemosiniere esercito crociato (che alcuni pensano addirittura che sia stato l'istitutore di Goffredo). In fondo Goffredo di Buglione nacque a Baisy, nel ducato di Brabante, intorno al 1060 a Boulogne in Francia, da nobile famiglia feudale, fedele all'Impero. Era figlio di Eustacchio, duca di Boulogne e della figlia di Goffredo II di Lorena.
E Genoveffa, seppure vissuta nel 400, in un raptus creativo potrebbe, sempre nel film rappresentare la santa patrona omonima di Parigi, che al matrimonio preferì la vita ecclesiastica.


Potrebbe però incarnare la Magdalena?



Genoveffa nella foresta battezza suo figlio con l'acqua della sorgente sotterranea ( simbolo della dinastia dei Merovingi) e questo potrebbe farla assurgere ad una figura sacerdotale.

In ultimo come ignorare le inquadrature ricorrenti che ricodano il celebra quadro di Poussin? "Les bergers d'Arcadie" i pastori d'Arcadia, in cui ci sono i pastori davanti ad una pietra tombale su cui scritto "Et in Arcadia Ego". Anagrammato: "I TEGO ARCANA DEI" che tradotta: VATTENE! IO CELO I SEGRETI DI DIO..

Nel finale, Sigfrido ritrova Genoveffa sdraiata su una pietra e la crede morta, come egli la bacia apre gli occhi. Goffredo bacia la verità che fu gli celata?
Il paesaggio ricorrente è quello del quadro famoso di Poussin, e per di più uno dei picchi rocciosi dello sfondo è proprio Rennes le Chateau.
E lì che si celano le verità?

Commenti

Anonimo ha detto…
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