Molteplici vite vissute in una sola. Intervista al giornalista, scrittore genio del noir italiano Andrea G. Pinketts

Le Figaro lo ha definito una leggenda vivente; Le Trottoir, in Piazza XXIV Maggio, zona Navigli, gli ha dedicato una sala al piano superiore. Nel 2006 ha ricevuto un importante riconoscimento, la Medaglia d'onore dell'Assemblée Nationale de la Rèpublique Française per meriti artistici e culturali.
Andrea G. Pinketts, è un genio della letteratura noir italiana, un uomo di cultura e un giornalista coraggioso. Parlare con lui dà la sensazione di cavalcare la storia.
Nella vita ha fatto diverse esperienze: da autore di prefazioni a fotomodello e soprattutto giornalista investigativo.

Infiltrato per Esquire e per Panorama, con inchieste molto serie e rischiose, le sue indagini hanno contribuito a far arrestare Luigi Chiatti, il mostro di Foligno (colpevole dell'omicidio di due bambini); a giungere a 106 arresti di camorristi nel comune di Cattolica che gli riconobbe il titolo di sceriffo con delibera della Giunta. Famosa inoltre è l'infiltrazione nella setta “I bambini di Santana” capeggiata da Marco Dimitri. Nel 1991 gli è stato riconosciuto il premio "Una remington sulla strada" per il miglior giornalista investigativo italiano.

Lazzaro Santandrea è il personaggio cardine dei suoi libri. Il primo uscì nel 1992 “Lazzaro vieni fuori”, seguirono, "Il vizio dell'agnello", "Il senso della frase", "Il conto dell'ultima cena", "L'assenza dell'assenzio", "Fuggevole turchese", "Nonostante Clizia", "Sangue di yogurt", “L'ultimo dei neuroni” fino all'ultimo del 2006 "Ho fatto giardino". Ha inoltre scritto per il teatro, Orco Loco, un musical e commedia interpretato nel 2004 dal cantautore Francesco Baccini.
Lazzaro Santandrea, come spesso ricorda Pinketts, rappresenta il suo alter ego. Questo nome inusuale sembra celare il ricordo di un momento importante della sua vita. Nella nascita di questo personaggio ( Lazzaro, comunemente associato alla resurrezione) l'autore vede ovviamente un rigenerato Andrea, se stesso, e sceglie di far vivere in lui solo la parte migliore di sè, quella più vera, autentica. Liberandosi così di ciò che lo ha sempre infastidito di se stesso, magari liberandosi di ciò che credeva appartenergli e in fondo non era suo, elimina i suoi condizionamenti. E questo grazie alla venuta alla luce di Lazzaro: il suo doppio eterico.

D. Nella tua autobiografia leggiamo: “sin da piccolo aveva la tendenza all'insubordinazione e alle armi da fuoco, specialmente a quelle puntate contro di lui.” Cosa irritava il piccolo Pinketts all'ora e cosa irrita Andrea Pinketts oggi?
R. Le stesse cose. Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il potere.
Il primo potere con il quale mi sono scontrato è stato la scuola. Sono stato ripetutamente sospeso e ho anche avuto uno scontro violento con il Preside della mia scuola.
Il secondo con il quale mi sono scontrato è stato il servizio di leva, facevo il granatiere.
In realtà non sopporto che un'istituzione o una sovrastruttura possa gestire la mia vita.

D. Hai svolto una serie di attività. La tua autobiografia informa che sei stato: pugile, fotomodello, cacciatore di dote, istruttore di arti marziali, giornalista investigativo, uno dei pochi e autentici che in Italia abbiamo avuto – le tue inchieste sono state “oro” per la gli inquirenti.
In quale di queste diverse attività hai percepito maggiore verità?
R. Quando facevo il giornalista investigativo, ero un infiltrato in realtà che non mi appartenevano.
Ero un osservatore esterno con il privilegio, però, di poter vedere la realtà dall'interno.
In una vita ho potuto viverne molteplici.
E ogni vita ha una verità, e allo stesso tempo una sovrastruttura di menzogna.


D. Essere un giornalista come lo sei tu, svolgendo con amore, serietà e passione le azioni di questa professione, oggi è ancora possibile in un Paese come il nostro?
Qual è il rischio, qual è l'equipaggiamento consigliato?
R. Oggi è diverso il sistema di condurre le inchieste rispetto a qualche tempo fa. Il rapporto non è più diretto e personale. Questo perchè si adoperano sempre più spesso mezzi tecnologici che permettono magari maggior praticità a svantaggio dei rapporti interpersonali.
Quando io facevo il giornalista mi inserivo direttamente in determinate realtà. Per entrare nei “Bambini di Satana” (da non confondere con le “Bestie di Satana” ben più pericolosa), una setta di Bologna guidata da Marco Dimitri, ci sono voluti tre mesi di lavoro. Mi calavo nel personaggio, come nel “metodo Stanislavskij”. Vestivo i panni della mia copertura per compenetrarmi nelle situazioni.
Non possiamo dare colpa ad altri, al nostro Paese, siamo noi che decidiamo e scegliamo.


D. Un giudizio a posteriori sulla vicenda “Bambini di Satana”.
R. Marco Dimitri è un manipolatore. Il sesso e il demonio sono i contenuti di un contenitore completamente vuoto. La vicenda rappresenta un vuoto che si crea quando, purtroppo, non ci sono valori di riferimento. Quello che spaventa in questa storia è solo l'incombenza del vuoto.
Dimitri è un criminale meno pericoloso di altri: si può paragonare a Vanna Marchi.



D. E' rinomata la tua sensibilità verso gli scrittori esordienti: cosa consigli ad chi crede nel suo libro e non riesce a trovare un editore che lo pubblichi?
R. Per essere uno scrittore è richiesto per prima cosa talento.
Non si deduce il talento dai giudizi della fidanzata e della madre. Il talento lo devi sentire dentro, devi osservare l'oggetto, il libro che hai scritto. Ad esempio, per essere meglio obiettivi con se stessi conviene leggere il proprio scritto magari dopo un mese di distanza e poi successivamente. Il secondo elemento importante è la fortuna dell'incontro.
E senza dubbio il terzo è la perseveranza e non farsi abbattere dai rifiuti che si incontrano.
Bisogna essere uno “schiacciasassi”, “un siluro con un obiettivo”, come in una vecchia canzone: “Rapidi ed invisibili partono i sommergibili cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità'”.
L'incontro fortunato, con un pò di intraprendenza, può essere cercato nei luoghi culturali, come nelle librerie, assistendo alla presentazione di un autore conosciuto, cercando di attrarlo con domande stimolanti e poi intrattenersi a parlare con lui.
D. Quando ci si espone, in qualunque campo, si è soggetti a critiche. Uno scrittore che è ancora alle prime pubblicazioni quale atteggiamento deve assumere per non soffrire e non arrendersi?
R. Ovviamente deve credere in se stesso e non curarsi delle critiche. Ma se queste corrispondono alla verità, allora è giusto preoccuparsi e migliorare.
Ma se la critica proviene da soggetti che non hanno capito il libro o lo hanno letto distrattamente allora non c'è alcun motivo per darvi peso.
La critica è interessante solo quando è intelligente.

D. Conosciuto è il tuo aforisma: “Una casa senza libri è come una pornostar senza vagina” - se i libri sono la palestra per l'allenamento dei nostri neuroni, in una Italia che poco frequenta questo genere di palestre, che speranza hanno gli atleti del pensiero?
R. L'Italia è un Paese di pochi lettori e molti scrittori.
A Milano una volta all'anno dal 1998, si tiene “Subway, letteratura da Metrò”. I partecipanti a questo premio letterario, scrivono un racconto breve che deve durare il tempo di una o due fermate del metrò. I racconti vengono distribuiti gratuitamente alle fermate.
Pertanto ci sono ancora posti e occasioni per gli “atleti del pensiero.”


D. Andrea G. Pinketts preferisce, come è scritto nel suo website, donne angeliche o in alternativa di facili, molto facili, costumi. Quale caratteristica interiore, profonda, però ti colpisce in una donna?
R. Io sono onnivoro.
In realtà ogni persona ha un segno di distinzione, unico in ognuno di noi. Se questo segno di distinzione mi piace in una donna allora mi attrae.


D. Ho notato che nelle interviste spesso ti chiudono in definizioni e cliché: dandy, scrittore che vampirizza la realtà, edonista meneghino – quasi tutte auto definizioni espresse nelle varie dichiarazioni, tra l'altro.
I “cliché indugianti” ti irritano o ti divertono?
R. Queste definizioni sono come un amico che incontro con piacere e mi dà una pacca sulla spalla e mi dice: “bravo”.


D. Se potessi scegliere, in quale animale ti trasformeresti?
R. Il leone. Sono del segno del leone. Mi piacciono i leoni come animali.


D. Una volta hai dichiarato in una intervista che Marzullo “Siccome fa domande talmente banali sei costretto a tirare fuori delle risposte intelligenti e questa è un'ottima cosa” - qual è la domanda più banale a cui avresti voluto rispondere da sempre e nessuno ti ha mai fatto?
R. Non penso alle domande di un'intervista. Sono restio a concordare prima le risposte. Non voglio sapere quello che mi si chiederà. Mi piace essere sorpreso.

D. In una intervista hai detto che se non fossi Pinketts vorresti essere Lorenzo il magnifico. Ti piacerebbe l'idea di reincarnazione?
R. Perchè no? Sono interessato ad ogni forma di sopravvivenza.


D. Una cosa in cui crede profondamente Andrea Pinketts?
R. Sono agnostico.


D. Qual è il primo libro che hai letto?
R. Un libro illustrato: “Pierino Porcospino”.


D. “Fiorirà l'aspidistra” - una volta ha dichiarato che è il libro importante della sua vita. Ha mai letto un libro in cui ha creduto e poi ha scoperto che era stato tradito da una menzogna?
R. No. I libri che ho letto nel periodo in cui lo sentivo, a volte li leggo nuovamente con lo stesso entusiasmo, anche se non hanno più quella valenza legata all'età e al momento in cui li ho letti la prima volta.


D. Hai un desiderio mai realizzato, promesso a te stesso da bambino?
R. Essere aperto a vivere esperienze nuove.

D. Il passo di una canzone di Buscaglione che risuona spesso nella tua mente.
R. “Io ho avuto da bambino Al Capone per padrino e mia madre mi allattava a whisky e gin” -
Il dritto di Chicago.


D. Meglio avere a che fare con un cattivo o con uno stolto?
R. Un cattivo, che sia però un antagonista interessante e stimolante. Lo stolto ti ostacola solamente in ogni tua mossa, senza ragione. Non è interessante.


D. Il tuo atteggiamento di fronte alla stupidità.
R. Mi irrita.


D. Tu cominci sempre a scrivere in novembre – possiamo contare su un nuovo libro quest'anno?
R. A fine gennaio 2008 sarò in libreria con una storia narrata in forma di fiaba, che si svolge a Cubano milanino, con illustrazioni fotografiche che ritraggono anche me: “La fiaba di Bernadette che non ha visto la Madonna”, Edizioni Il filo. La storia di una strega, Bernadette, che non ha visto la Madonna perchè viene bruciata sul rogo della “Santa Disquisizione”.

Per ulteriori informazioni su Andrea G. Pinketts il suo official web site
Aspettiamo fine gennaio per leggere questa fiaba.
Grazie a Andrea G. Pinketts.

Commenti

Anonimo ha detto…
Alla fine il Pinketts mi sta simpatico, primis perchè mi fa ridere, ci siamo incrociati in più trasmissioni televisive, compresa una buffissima diretta con Mons. Milingo. Quello che mi decade un po' di Pinketts sono questi stratagemmi degni della FU Cecilia Gatto Trocchi, inventare di essersi infiltrato nella mia "setta" ad esempio.
Con Pinkettes ho fatto un servizio fotografico, sia io che lui eravamo completamente ubriachi di birra, alcune foto scattate da un giornalista di Repubblica, un'affiliazione ai Bambini di Satana a titolo gratuito (no profit). Se l'equazione Dimitri = Wanna Marchi sta in piedi starebbe anche in pi Pinketts = Mario merola, decaderemme E=MC2 perchè quest'ultima è una bufala.
Andreameno dammi una percentuale sulle caz... che scrivi, egoista.

Marco Dimitri
Angie Curatolo ha detto…
Salve Dimitri se hai voglia sarebbe interessante fare un'intervista a te direttamente.
Fammi sapere.
ciao
Angela Curatolo
Anonimo ha detto…
Dimitri,sei grande.Le tue meravigliose poesie valgono più di qualsiasi libro dei sopraelencati.Non dare importanza alla gente vana,tu si che sei un genio in confronto a qualcuno che non è nemmeno degno di pronunciare il tuo nome e sei la persona più degna e onesta che ci sia in questo Paese.Ti faccio i miei più grandi auguri per tutte le tue iniziative.
Alessia Birri
Anonimo ha detto…
P.S:Pinketts:il mondo farebbe volentieri a meno del tuo "genio",anzi,farebbe volentieri a meno di un brutto muso inguardabile come il tuo.Non offendere i geni,che sono ben altra cosa dei tuoi squallidi libri che io non userei neanche come fermaporta.Che squallida l Italia,dove chiunque,ma proprio chiunque può fare strada e trova sempre un sacco di ingenui che lo elogiano.Per quello che hai detto su Dimitri vergognati,mi verrebbe da dire"da che pulpito",non arrivi nemmeno alle ginocchia di una persona come lui;lui sì è un artista,un vero poeta e una persona degna,cosa che tu non potrai mai dire di te stesso.
Alessia Birri